«Ecco i fatti, caro Giovanni, come si sono realmente svolti. Non mi hanno affatto turbato». Indro Montanelli ostenta serenità
«Ecco i fatti, caro Giovanni, come si sono realmente svolti.
Non mi hanno affatto turbato». Indro Montanelli ostenta serenità concludendo
una lettera all’amico Spadolini il 30 ottobre 1973. Ma tra le righe della sua prosa
si avverte una tensione notevole, perché l’argomento è delicato. Siamo
all’indomani della fuoriuscita del giornalista toscano dal «Corriere della
Sera», avvenuta un paio di settimane prima: una rottura niente affatto morbida,
che lascerà il segno e che si ricomporrà solo a distanza di molto tempo, negli
anni Novanta. Qui Montanelli fornisce la sua versione degli eventi al futuro
capo del governo, che del quotidiano milanese era stato direttore fino al marzo
1972.
La lettera, inedita, proviene dall’archivio di Spadolini. In vista del ventennale
della morte di Montanelli, che ricorre il prossimo 22 luglio, la riporta Cosimo
Ceccuti, direttore della «Nuova Antologia», sul nuovo fascicolo della storica rivista
fiorentina, accompagnandola con una sua presentazione che ricostruisce il contesto
e con altri due documenti: la lettera di dimissioni scritta dal giornalista
toscano, che il «Corriere» non pubblicò, e la nota con cui l’allora direttore di
via Solferino, Piero Ottone, annunciò ai lettori la cessazione del rapporto con
Indro.
Da tempo Montanelli era inquieto per vari motivi: soprattutto riteneva che il
giornale stesse slittando troppo a sinistra, con uno stravolgimento della sua
tradizione moderata e borghese, per scelta della proprietaria Giulia Maria
Crespi e sull’onda del sommovimento generato dal Sessantotto. Così in
quell’ottobre 1973 era uscito allo scoperto con due interviste, criticando la
gestione di via Solferino e prospettando l’eventualità di fondare un altro quotidiano
concorrente. Quello che poi sarà il suo «Giornale».
La proprietà del «Corriere », nella quale in quel periodo alla famiglia Crespi
si erano aggiunti il petroliere Angelo Moratti e la Fiat, aveva ritenuto una
sortita del genere incompatibile con la permanenza di Montanelli al quotidiano,
chiedendone le dimissioni. E Ottone, dopo la riunione del consiglio
d’amministrazione in cui era stata assunta quella decisione, da lui condivisa,
aveva dovuto assumersi l’incarico di comunicarla al diretto interessato.
Comincia da qui, dalla mattina del 17 ottobre 1973, il racconto di Montanelli a
Spadolini. Indro riferisce che Ottone, nell’incontro con lui, si è detto
profondamente amareggiato e ha sostenuto che il rappresentante della Fiat nel consiglio,
Alberto Giovannini, è stato «il più accanito» nel chiedere la fine del
rapporto. Montanelli decide di dimettersi «per motivi di dignità» e prepara una
lettera in cui afferma di essere stato oggetto di un «pronunciamento padronale »,
ma aggiunge che le dimissioni erano «già implicite » in alcune sue «pubbliche dichiarazioni
di dissenso ».
Nel pomeriggio Indro riceve una telefonata da Arrigo Levi, direttore della
«Stampa », che gli chiede di cominciare a collaborare con il giornale di
proprietà della Fiat. Un invito che poco dopo viene confermato da una chiamata che
giunge da Gianni Agnelli in persona. Evidentemente a Torino non vi è ostilità
nei suoi riguardi.
Alla sera, riferisce ancora Montanelli a Spadolini, Ottone lo informa al
telefono che il «Corriere» non pubblicherà la sua lettera, per via
dell’espressione «pronunciamento padronale». E l’indomani, 18 ottobre, i due
hanno un altro incontro, piuttosto burrascoso. Quindi Indro parla con
Giovannini, il quale gli dice non aver fatto nulla in consiglio
d’amministrazione per trattenerlo al «Corriere», proprio con l’intento,
esplicitato anche in quella sede, di farlo approdare immediatamente sulle
colonne della «Stampa».
La ricostruzione va verso l’epilogo. La lettera di dimissioni di Montanelli
riceve grande rilievo alla Rai e il giornalista toscano viene accolto «con il
tappeto rosso» non solo dalla «Stampa», ma anche dal settimanale «Oggi », il
cui direttore Vittorio Buttafava gli offre di trasferire sul suo periodico la
rubrica «La Stanza» che teneva sulla «Domenica del Corriere». «Così, in 24 ore,
mi sono sistemato meglio di prima», commenta Indro nella lettera a Spadolini.
È chiaro tuttavia che la vicenda è destinata a lasciare ruggini durature.
Montanelli rimarrà alla «Stampa» pochi mesi, poi con altri giornalisti provenienti
dal «Corriere» fonderà «il Giornale», dando voce a un’opinione pubblica di
destra che all’epoca quasi non ne aveva. Un’avventura cominciata all’età di 65
anni che la dice lunga, così come la lettera pubblicata dalla «Nuova Antologia»,
sullo spirito combattivo di Indro.
Data recensione: 10/04/2021
Testata Giornalistica: Corriere della Sera
Autore: Antonio Carioti