Può darsi che un diario serva più per far riflettere che per ricordare, ma l’importante è poterne disporre la testimonianza
Può darsi che un diario serva più per far riflettere che per
ricordare, ma l’importante è poterne disporre la testimonianza, perché la sua
mancanza ci impedirebbe di sapere e dunque di giudicare. Giulio Prunai fu
soprintendente degli archivi toscani nonché figura chiave nel salvataggio di
tanto patrimonio bibliografico durante l’alluvione. E dev’essere stata la sua
deformazione professionale a indurlo a tenere durante la guerra non solo un
meticoloso diario nei due anni di prigionia, ma anche a difendere con
immaginabili difficoltà i frammenti di carta su cui annotava quello che vedeva.
È una fortuna avere avuto un padre come lui: fortuna raccolta dalla figlia
Maria Prunai, ex direttrice della Riccardiana e della Marucelliana che ha
riordinato il ricco materiale conservato e lo ha affidato all’editore Pagliai
con il titolo La sboba, ovvero la brodaglia disgustosa dove si poteva
trovare di tutto e che costituiva l’alimentazione dei prigionieri. Un destino
che Giulio Prunai condivise con altri ufficiali della Marina che, come lui,
finirono nei lager per aver rifiutato la Repubblica sociale. Quel che accade
dall’ 8 settembre del ’43 fino al 5 settembre del ’45 è narrato nelle pagine
lasciate dall’internato n° 30067, precedute da un’introduzione di Nicola
Labanca, storico dell’Università di Siena. Un diario di fame e sofferenze che
ha i dettagli di una cronaca accurata e che finisce col ritorno a casa, nella
pace ritrovata del sonno dolce fra le lenzuola di bucato fresco.
Data recensione: 20/02/2021
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Giovanni Morandi