Prima e dopo la morte a Praga di jan palach: un libro di Dario Fertilio e Olena Ponomareva celebra i tanti dissidenti dell’Est che scelsero di uccidersi con benzina e fuoco, in nome della libertà.
Prima e dopo la
morte a Praga di jan palach: un libro di Dario Fertilio e Olena
Ponomareva celebra i tanti dissidenti dell’Est che scelsero di
uccidersi con benzina e fuoco, in nome della libertà.
Non ci fu soltanto
Jan Palach, l’eroico studente cecoslovacco che nel gennaio 1969 si
cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino
in piazza San Venceslao, a Praga. Palach morì dopo una terribile
agonia cinque giorni più tardi, trasformandosi nel simbolo eroico e
disperato della Primavera e della resistenza anti-sovietica. Ma prima
e dopo di lui, tra il 1968 segnato dall’ingresso dei carri armati
del patto di Varsavia e la caduta dell’Urss nel 1991, sono stati
almeno 70 i cittadini dell’Est europeo che, in segno di protesta e
nel disperato tentativo di liberare i rispettivi Paesi dal pesante
giogo della «Cortina di ferro», scelsero la drammatica strada del
fuoco, e s’immolarono in nome della libertà.
A questa storia,
tanto eroica quanto ingiustamente ignorata in Italia, Dario Fertilio
e Olena Ponomareva dedicano ora il libro Eroi in fiamme (264
pagine, 15 euro), che l’editore fiorentino Mauro Pagliai porta in
libreria dal 20 novembre nella sua collana «Verità scomode».
Il
primo della «colonna eroica» si chiamava Vasyl’ Makuch, ed era un
dissidente ucraino di 31 anni che la sera del 5 novembre 1968, in una
strada di Kiev, s’immolò per protestare contro il totalitarismo
comunista, contro l’oppressione del suo popolo e per denunciare al
mondo l’aggressione dell’unione sovietica. Quella sera stessa,
l’emittente americano Radio Free Europe annunciò il sacrificio del
giovane che due mesi dopo avrebbe ispirato Palach.
«Le comunità
democratiche di tutto il mondo s’inchinano davanti al gesto di
coraggio del patriota ucraino».
Il
libro di Fertilio e Ponomareva, lui giornalista e scrittore da sempre
impegnato nella denuncia all’autoritarismo, lei ricercatrice
all’università La Sapienza di Roma e originaria di Kiev, pubblica
per la prima volta gli scritti di Makuch, portando in primo piano una
figura eccezionale che invece, finora, era rimasta pressoché
sconosciuta all’opinione pubblica occidentale. Ma le storie che
emergono dal cupo passato del comunismo europeo sono tante, nel
libro, che racconta le vittime e i loro persecutori, gli eroi e i
vigliacchi.
Molti
patrioti dell’Europa orientale vennero giudicati con diffidenza in
Occidente, e in campo comunista il loro sacrificio fu spesso
considerato (paradossalmente e vergognosamente) il gesto di compagni
che sbagliavano perché «strumentalizzati dalla borghesia e dai
nemici del socialismo». Fertilio e Ponomareva spiegano che, in
realtà, «il movimento di rivolta occidentale non solo ha ignorato,
ma ha addirittura rifiutato quello orientale: è stato prigioniero
già all’inizio della mentalità totalitaria, quella contro la
quale, confusamente, si ribellavano le nuove generazioni dell’Est».
Eppure
l’epopea degli «eroi in fiamme», narrata nel testo in
un’originale fusione di stile saggistico e narrativo, non si ferma
al 1991, come dimostra il recente caso della giornalista russa Irina
Slavina, la direttrice del sito Koza Press, che lo scorso 2 ottobre
s’è uccisa dandosi fuoco a Nizhny Novgorod, in Russia, gridando:
«la responsabilità della mia morte ricade sulla Federazione Russa».
La polizia, pochi giorni prima, aveva messo a soqquadro la redazione
di Koza Press che aveva pubblicato un’inchiesta sull’opposizione
al presidente Vladimir Putin.
Data recensione: 17/11/2020
Testata Giornalistica: Panorama.it
Autore: Maurizio Tortorella