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La Certosa del Galluzzo rende omaggio a Dante, di cui l’anno prossimo ricorreranno i 700 anni dalla morte. E lo fa, da domenica, con una mostra che ha al centro un Ritratto allegorico dell’Alighieri, dipinto nel 1532-1533

La Certosa del Galluzzo rende omaggio a Dante, di cui l’anno prossimo ricorreranno i 700 anni dalla morte. E lo fa, da domenica, con una mostra che ha al centro un Ritratto allegorico dell’Alighieri, dipinto nel 1532-1533 dal Bronzino, proveniente da una collana privata fiorentina. L’esposizione, da titolo “…con altra voce ritornerò poeta. Ritratto di Dante del Bronzino alla Certosa di Firenze”, è ideata da Antonio Natali, con Alessandro Andreini.
Il ritratto allegorico di Dante campeggerà sul fondo della Pinacoteca della Certosa che sul lato sinistro ospita anche i cinque affreschi del Pontormo (dipinti intorno al 1523) raffiguranti Scene della Passione, alla realizzazione dei quali collaborò appunto il Bronzino, mentre Firenze era ammorbata dalla peste. Sempre nella sala della Pinacoteca si potranno ammirare anche le copie in scala ridotta eseguite su tela da Jacopo da Empoli e da altri pittori fiorentini dell’Accademia delle Arti del Disegno intorno al 1582.
Si tratta di ammirare un’opera poco visibile in un ambiente storicamente attinente, dove Pontormo cercava «quella quiete, quel silenzio e quella solitudine» che a Firenze non trovava. È inoltre l’occasione per come nel Cinquecento gli artisti fossero appassionati ammiratori di Dante.
Il dipinto esposto fu dipinto dal Bronzino nei primissimi anni trenta del Cinquecento per Bartolomeo Bettini, intellettuale fiorentino che aveva commissionato all’artista anche l’effigi di Petrarca e Boccaccio, così come racconta Vasari nelle Vite. Da questo ritratto Dante è desunto il volto xilografato che campeggia nel frontespizio della Divina Commedia pubblicata a cura di Sansovino nel 1564.
Data recensione: 08/10/2020
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Olga Mugnaini