Il volume ospita gli atti del convegno organizzato dalla Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze
Il volume ospita gli atti del convegno organizzato dalla
Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze e dedicato alla
nascita del “partito degli intellettuali”: dopo il saluto di Aureliano
Benedetti, Presidente della Fondazione, si susseguono i vari interventi delle
tre sessioni di lavori presiedute e coordinate rispettivamente da Cosimo
Ceccuti, Sandro Rogari e Gino Tellini. Fervido fu il dibattito culturale e
politico che animò la Firenze di inizio Novecento poco prima della Grande
Guerra, in cui istanze nazionaliste e contrarie alle aperture sociali del
giolittismo inducevano la Destra fiorentina a schierarsi nettamente contro la parlamentarizzazione
del sistema e a favore dell’intervento bellico. Come spiega Sandro Rogari nella
relazione introduttiva Firenze laboratorio
del Novecento. Fra politica e cultura, infatti, “[…] a Firenze troviamo un
clima diffuso di rivolta e contestazione che ha due comuni bersagli: l’Italia
giolittiana, con le sue mediazioni parlamentari, con la sua politica dei
piccoli passi e del piede di casa, con l’indiscusso primato della politica
interna su quella estera; e la cultura positivista che ha il suo tempio
nell’Istituto di Piazza San Marco e i suoi corollari nell’evoluzionismo, nell’onnipotenza
della scienza positiva e nella teoria del progresso graduale e selettivo” (p.
11). In questo contesto, analizzato approfonditamente da Francesco Perfetti nel
suo intervento Firenze crogiuolo della
«Grande Italia», non mancarono ovviamente episodi di vita politica di varia
natura: è il caso dei Vagellanti, di cui parla Gabriele Paolini in L’avventura dei “vagellanti”. I Giovani
Liberali fiorentini tra Borelli e Campodonico, così chiamati da Gabriele
D’Annunzio, utilizzando “una crasi fra la parola flagellanti […] e il nome
della strada dove aveva sede il partito, via dei Vagellai” (p. 43). Non di
minor interesse risulta, in L’intellettualità
socialista di Maurizio Degl’Innocenti, il ruolo che Firenze assunse nel
processo di diffusione delle idee socialiste provenienti dall’estero, essendo cosmopolita
crocevia di agitatori ed esuli rivoluzionari di tutta Europa, nonché punto di
partenza per l’estero di studiosi e intellettuali socialisti. La città divenne
tuttavia epicentro di ideologie nazionaliste che, come si legge in «Il Regno» e le origini del movimento
nazionalista di Paolo Nello, trovò un mezzo di trasmissione proprio nella
nota testata fiorentina fondata da Corradini e vissuta dal 1903 al 1906 a
Firenze. Non tardarono inoltre a diffondersi tendenze xenofobe che trovarono
ampio spazio sulla carta stampata, secondo quanto documentato da Pier Luigi Ballini,
in Austrofili, austrofobi; francofili,
francofobi; germanofili, germanofobi nella stampa quotidiana fiorentina (1914- 1915).
Ad ogni buon conto, il generale clima di apertura culturale facilitò il fiorire
del dibattito letterario e intellettuale esplicato nelle numerose riviste: in
questo senso risultano illuminanti gli approfondimenti di Marino Biondi (Raddrizzare i torti. Missione vociana),
di Gino Tellini (Il futurismo a Firenze),
di Simone Magherini (I poeti
dell’autocoscienza: Rebora e «La Voce»), di Gino Ruozzi (Tensioni intellettuali e scritture
aforistiche tra «La Voce» e «Lacerba»), di Giustina Manica («L’Unità» di Salvemini). Adele Dei
incentra invece la sua analisi sull’Istituto di Studi Superiori di Firenze, un
contesto spesso lasciato in ombra nella rilettura critica di quegli anni: nel
suo intervento Dalla parte dei pedanti.
La sezione di Filosofia e Filologia dell’Istituto di Studi Superiori,
ricorda invece che “i giovani collaboratori del «Leonardo» e poi della «Voce» o
di «Lacerba», gli animatori delle polemiche o delle discussioni, erano del
resto spessissimo allievi della sezione di Filosofia e di Filologia
dell’Istituto, attirati a Firenze proprio dal suo prestigio accademico […]” (p.
194). In L’editoria d’avanguardia,
Franco Contorbia propone “un attraversamento comme il faut dell’editoria fiorentina del primo Novecento” (p.
208) raccogliendo una bibliografia di saggi e studi relative alle realtà
editoriali dell’epoca e registrando tuttavia l’assenza di una mappa attendibile
delle numerose tipografie che in quel periodo furono particolarmente attive.
Anna Nozzoli, in Firenze dannunziana,
ripercorre invece le tappe del soggiorno fiorentino di Gabriele D’Annunzio,
caratterizzato da una storia sui generis sia per l’intensissima produzione
letteraria sia in quanto “non potrà essere in nessun modo assimilata a quella
degli innumerevoli intellettuali, artisti, scrittori approdati nel primo
quindicennio del secolo a Firenze e divenuti parte integrante di una società
letteraria consolidata […]” (p. 216). Infine, Luca Menconi, in La Firenze borghese de il «Marzocco», si
concentra su un’altra rivista fiorentina che fu “per molti versi emblematica
rappresentanza della singolare commistione fra cultura e politica dell’epoca”
(p. 232).
Data recensione: 01/04/2020
Testata Giornalistica: Il Portolano
Autore: Serena Bedini