Come il maggiore Drogo del Deserto dei Tartari, asserragliato della Fortezza Bastiani, Eugenio Giani
Come il maggiore Drogo del Deserto dei Tartari,
asserragliato della Fortezza Bastiani, Eugenio Giani aspetta invano che arrivi
il Nemico. Ma la coalizione di destra tarda a indicare il nome dello sfidante e
la campagna elettorale si consuma in questa attesa infinita assumendo aspetti
surreali. Renzi dal conto sua lancia fra le ruote del governo l’idea del
“sindaco d’Italia”, ennesima proposta di riforma istituzionale che avrebbe
probabilmente lo stesso esito nefasto di quella frantumatasi contro lo scoglio
referendario del 4 dicembre 2016.
Queste considerazioni sul presente invitano a uno sguardo comparatico col
passato. E ne offrono lo spunto alcuni libri recenti sulla lotta politica a
Firenze fra Otto e Novecento, pubblicati a cura di Pier Luigi Ballini, già
ordinario di Storia contemporanea e assessore alla cultura nella giunta Morales
nei primi anni novanta. Libri che colmano un vuoto di conoscenze sulla storia
dell’elite amministrativa locale e si prestano a riflessioni interessanti. Per
esempio, ci dicono molto sulla lunga permanenza al potere del ceto
aristocratico. La fine della dinastia lorenese e la nascita del regno d’Italia
non segnarono alcuna discontinuità. Dopo l’unità tutti i sindaci furono
esponenti della nobiltà cittadina: Cambray Digny, Ginori, Peruzzi, Bastogi,
Corsini, Torrigiani, Guicciardini. Se dovette attendere il 1902 perché in
Palazzo Vecchio s’insediasse il primo sindaco di estrazione borghese, Silvio
Berti, che conservò la carica solo mper pochi mesi prima di lasciarla
nuovamente a un nobile, il marchese Niccolini.
Data recensione: 28/02/2020
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Fulvio Conti