Conoscevamo un libro con un titolo simile – dove le due lettere estreme dell’alfabeto erano
Conoscevamo un libro con un titolo simile – dove le due
lettere estreme dell’alfabeto erano sostituite da due toponimi (Il Casentino da Ama a Zenna, di Giovanni
Caselli, Bibbiena 2008) – che aveva l’intento (e l’ambizione) di presentare una
summa della storia e della geografia di quella vallata oltre che dei più
interessanti aspetti della vita sociale ed economica. Nel presente caso, invece,
non vi sono intenti enciclopedici ma piuttosto la volontà di dar vita a una
sorta di “zibaldone”, quasi un diario personale dove sono raccolti una grande
quantità di aneddoti, riflessioni serie e ... semiserie, notazioni storiche,
descrizioni geografiche, ricette di cucina, al fine di mostrare che la terra
chiantigiana non è seconda a nessuna, da qualunque parte la si consideri...
Titolo più appropriato sarebbe stato quello di “Il Chianti secondo me”, o
qualcosa di simile, perché forse è vero che molti chiantigiani – autoctoni ma
anche di adozione – si considerano ubicati nell’ombelico del mondo, ma a volte
una sana lezione di relativismo non fa per niente male, specialmente in questi
tempi di campanilismi (e nazionalismi) urlati. Anche la presenza di alcune voci
“discutibili” portano a concludere che il Chianti è, in questo caso,
soprattutto luogo dell’anima dell’A. e non necessariamente lo specchio di un
territorio che oggi sembrerebbe aver ricevuto una definitiva perimetrazione
dopo lunghi periodi di polemiche legate anche ai vari marchi della produzione
vinicola (v . alla voce “Chianti classico”, pp. 53-56). Si può perciò rimanere
legittimamente dubbiosi sull’inclusione di Montaperti e Poggibonsi (per alcuni
anche di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle e San Casciano in Val di Pesa), e
sul fatto che alla lettera “q” l’unica voce riportata sia quella della
“quaglia” (che sembra denotare diffusi interessi venatori dell’A.); anche sulle
tante ricette proposte non pare il caso di parlare di peculiarità chiantigiane
ma piuttosto toscane (panzanella, ribollita, crostini, fagioli all’uccelletto,
fettunta ecc.) come riportano gli infiniti libri di cucina presenti in ogni
casa...
Altre obiezioni si potrebbero fare a proposito di Leonardo e della sua Gioconda
(pp. 95-96) che potrebbero innescare una guerra (all’ultima pennellata!) con
Arezzo che rivendica lo sfondo del dipinto e ha coperto di cartellonistica ad
hoc la zona di Ponte Buriano; sul “Masso ai 4 vescovi” (p. 75) rimandiamo
invece a quanto pubblicammo (a firma V. De Meo) nel n. 73 di questo periodico.
Su questi ed altri punti c’è di che confrontarsi con chiantigiani doc...
Al di là di queste considerazioni resta il gusto di leggere le curiose e
tantissime storie di luoghi e personaggi legati alla terra fra Siena e Firenze,
dove quasi non c’è pietra che non abbia un preciso riferimento storico. E a
definitiva (presunta?) affermazione della superiorità dei chiantigiani resta
sempre naturale e diffuso il motto: “Chi non è del Chianti schianti!”, ed è
detto tutto...
Data recensione: 06/07/2020
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Silvano Sassolini