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Per secoli, la produzione di Montelupo ha dominato il commercio d’esportazione delle ceramiche italiane. Fin dal XIII secolo

Per secoli, la produzione di Montelupo ha dominato il commercio d’esportazione delle ceramiche italiane. Fin dal XIII secolo, da questo piccolo centro sulle rive dell’Arno partivano carichi destinati a tutta Europa, da Cipro all’Inghilterra, ma pezzi di ceramica montelupina seicentesca sono stati ritrovati persino in Sudamerica, a testimonianza della loro eccezionale diffusione-. Caduta nell’oblio, la produzione di Montelupo è stata riscoperta solo negli ultimi cinquant’anni, premiata dalle quotazioni in salita dei prezzi più pregiati e ricercata da un collezionismo appassionato che ha promosso la fioritura di saggi e studi. L’ultimo, appena pubblicato, riprende le fila del precedente Maioloche “figurate” di Montelupo, edito da Polistampa nel 2012, arricchendo e completando la ricerca con nuovi contributi. La presentazione è firmata da Timothy Wilson, curatore del British Museum e docente di Storia delle arti del Rinascimento ad Oxford, mentre i contributi sono affidati a Fausto Berti e Carmen Ravanelli Guidotti, che ha curato il volume. Particolarmente interessante, il saggio di Marino Marini dedicato alla produzione della cosiddetta “Bottega del Tridente” ipotizza che i pezzi marchiati con quel simbolo siano stati realizzati a Montelupo da Gerolamo Mengari, maestro fiorentino, a conferma della mobilità degli artigiani nell’Italia rinascimentale. Ricco e vario, l’apparato iconografico presenta capolavori museali ma anche molti inediti, provenienti da raccolte private, riprodotti in grandi immagini a colori accompagnate da schede approfondite. Il risultato è uno splendido repertorio di maioliche istoriate, stemmate o decorate con ritratti, pennellati col blu cobalto nel Rinascimento o quel rosso cupo così intenso e prezioso da diventare il simbolo di Montelupo.
Data recensione: 01/11/2019
Testata Giornalistica: Antiquariato
Autore: Chiara Pasqualetti