Non lasciamoci rubare la speranza: adotta come titolo un pressante invito di papa Francesco la nuova opera
Non lasciamoci rubare la
speranza: adotta come titolo un pressante invito di papa Francesco la nuova
opera di Giulio Cirignano. E al magistero di Francesco, all’esortazione apostolica
Evangelii gaudium, l’autore fa
costantemente riferimento per delineare alcune piste per la presenza dei
cristiani nella società contemporanea. Percorrere le pagine è scoprire la
fatica e al contempo la potenzialità innovatrice insita nel fare ricorso al
«linguaggio antico e sempre nuovo del Vangelo quale risorsa inesausta di speranza».
Una speranza che, animata e custodita nel cuore dei credenti, diventa speranza per
tutti, offerta di senso per una qualità umana della vita e dell’abitare la
storia.
La riflessione di Cirignano è agile e incalzante: i problemi della società e
della chiesa italiana sono delineati e alcune chiavi per affrontarli sono esposte
nella loro essenzialità. A una lettura veloce alcune proposte potrebbero
sembrare ingenue, in realtà hanno la nitidezza della semplicità evangelica e di
questa hanno anche la luminosità e fragilità. Infatti, porre «il gaudio
evangelico al centro della vita cristiana» significa creare un «clima» che, a
partire da piccole realizzazioni, finisce per permeare l’esistenza dei credenti
e renderli capaci di una parola credibile per i loro fratelli in umanità.
Il capitolo dedicato ai giovani appare emblematico dell’approccio dell’autore.
«Parlare ai giovani», sempre meno presenti nella chiesa, è compito della
comunità cristiana, non solo della famiglia o di operatori specializzati, ma
proprio questa assunzione collettiva di responsabilità nella trasmissione del
vissuto di fede alle nuove generazioni diventa fattore di edificazione di tutta
la compagine ecclesiale. Così le parole chiave scelte per «offrire l’orientamento
e la spinta giusta» per nutrire le nuove generazioni si rivelano decisive per
ogni credente e per ogni persona: dare un «senso» e uno «scopo» alla propria
ricerca; affrontare con «razionalità» le sfide che attendono la società per
«vedere la realtà così com’è » e agire di conseguenza; orientarsi verso la
«proesistenza », la «vita vissuta a vantaggio di chi ci sta attorno»;
riscoprire e salvaguardare «l’interiorità» per «la costruzione di un nuovo umanesimo»
adottando anche «i percorsi della poesia», della gratuità che dà profumo alla vita…
Sono elementi che innervano la dimensione umana e spirituale di ogni persona,
di aiutare in profondità giovani e non giovani a «ritrovare l’utilità di se
stessi». Una comunità cristiana viva e in grado di «seminare pace» attorno a
sé: a questo appello finale chiamano i «cinque squilli di tromba» con cui
l’autore chiude il suo libro e invita il lettore ad aprire una pagina nuova nel
concreto dell’esistenza.
Data recensione: 13/04/2019
Testata Giornalistica: Tuttolibri de «La Stampa»
Autore: Enzo Bianchi