Appariva così solitario, leggero e quasi sospeso nel vuoto della natura il ponte alla Carraia
Il Museo Horne e i suoi archivi. Si apre oggi la
mostra-omaggio al Bel Paese con i disegni e gli acquerelli realizzati tra il
Cinquecento e l’Ottocento da artisti in gran parte stranieri. Da Firenze a Roma,
«souvenir» di bellezza. E dall’11 incontri con letture
Appariva così solitario, leggero e quasi sospeso nel vuoto della natura il
ponte alla Carraia – o almeno così ci sembra se visto al confronto con l’urbanizzazione
moderna – ritratto dall’allora trentenne inglese John Thomas Serres quando nel
1790 passò da Firenze nel suo Grand Tour di formazione, inviato dal celebre padre
Dominc Serres per formarsi in storia dell’arte. E cosa dire della Cupola del
Brunelleschi «sbirciata» tra le fronde alte di Bellosguardo che il valtiberino
Remigio Cantagallina immortala in un disegno del 1630 creando tra le foglie
degli alberi un cono visivo che quasi sembra far abbracciare la cattedrale in lontananza
dalle fronde in collina. O ancora: il Monte Uliveto. L’acquerellista romantico John
Robert Cozens nel 1783, anche lui nel pieno del suo Grand Tour di formazione, ne
dà una raffigurazione poetica e solenne che ha contribuito a fare di Cozens uno
dei paesaggisti più famosi di tutti i tempi. Questi tre esempi sono una parte
dei molti bellissimi disegni e acquerelli tra realismo e «capricci» (invenzioni
verosimili basate sulla realtà osservata) che da oggi al 30 luglio animano una
delle stanze del Museo Horne in via de’ Benci 6 a Firenze. Sono parte della
mostra Souvenir d’Italie curata da
Elisabetta Nardinocchi, direttrice del museo, e Matilde Casati, e realizzata con
il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio. Tutte opere provenienti dalla
collezione di Herbert Percy Horne, collezionista e storico dell’arte inglese
che scelse Firenze a inizio del Novecento per viverci e immergersi in quella
«camera con vista sul miracolo di arte, vita e natura armoniosamente coniugate »,
come lui stesso definiva l’Italia – così ricorda Antonio Paolucci, ex ministro
dei Beni Culturali e presidente della Fondazione Horne, nella presentazione del
catalogo. Ci troviamo tre secoli di paesaggi, molti dei quali fiorentini e romani,
visti principalmente dall’occhio di artisti stranieri (ma non solo perché ci
sono anche quattro disegni del ve dutista veneziano Francesco Guardi per
esempio) tra il 1500 e il 1800. Alcuni frutto di esperienze di viaggio, altri frutto
di studi d’artista. È anche possibile intravedere, seppur in alcuni piccoli
dettagli in lontananza, la cupola di San Pietro a Roma in costruzione in un
disegno di Giovan Battista Naldini, le campagne romane immortalate da Lorrain nel
Seicento oltre ad alcuni acquerelli provenienti dall’album dell’architetto inglese
Thomas Little, di cui troviamo alla collezione Horne centinaia di lavori. Per questa
mostra il catalogo non si limita ai classici compiti di un catalogo
tradizionale: quello che la Polistampa ha realizzato ha quasi il profilo di un
racconto di viaggio, fatto di immagini e suggestioni, che va oltre le opere
esposte in mostra per accompagnare il lettore alla scoperta di buona parte
della collezione Horne. Anche questo curato da Nardinocchi e Casati con
interventi di Paolucci, del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Umberto
Tombari e del soprintendente ad Archeologia Belle Arti e Paesaggio per Firenze,
Pistoia e Prato Andrea Pessina. «Durante la mia presidenza della fondazione
Horne – ha detto Paolucci – mi piacerebbe riuscire a pubblicare e a rendere
fruibile e conoscibile l’intero fondo grafico Horne, che annovera disegni di
maestri come Raffaello e Tiepolo, Rubens, Vasari, e molte altre meraviglie». A
corredo della mostra l’11 aprile, 9 maggio e 6 giugno alle 18.30 si svolgeranno
gli incontri con letture A spasso per
Firenze e dintorni: racconti di viaggio e viaggiatori stranieri a Firenze a
cura di Enzo Fileno Carabba con la voce narrante di Giovanni Pruneti.
Data recensione: 06/04/2019
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Edoardo Semmola