«Renato, tu pensi che in questo momento sia più urgente investire nella ricostruzione delle chiese distrutte dalla guerra o nell'acquisto di un quotidiano?».
«Renato, tu pensi
che in questo momento sia più urgente investire nella ricostruzione delle
chiese distrutte dalla guerra o nell'acquisto di un quotidiano?». Giovanni
Battista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato vaticana, si
rivolse così a Renato Branzi che era corso a Roma a chiedere aiuto per far
nascere a Firenze il «Giornale del Mattino». Era il 1946 e i tre maggiori
partiti – Dc, Pci e Psi – avevano trovato un accordo per «spartirsi» l'eredità
della «Nazione del Popolo», il quotidiano del Comitato di liberazione, che
aveva cinque direttori (uno per ogni partito del Cnl) e uguale spartizione di
redattori. La testata sarebbe andata alla Dc, mentre il Pci si prendeva il «Nuovo Corriere», fatto nascere dagli Alleati nel 1945. Bisognava però trovare i soldi per indennizzare Pli e Partito d'Azione comproprietari della «Nazione del Popolo». Branzi non ebbe dubbi: «Più importante è avere in Toscana un quotidiano di ispirazione cristiana, autonomo dalla Chiesa e dalla Dc; un giornale non clericale, non conservatore, fautore della dottrina sociale ...». E Montini tirò fuori dal cassetto un assegno di 8 milioni ricevuto da Pio XII e che era destinato alla ricostruzione delle chiese toscane. Nasce così. il 1° gennaio 1947 il «Mattino dell'Italia Centrale», nome scelto dopo un referendum tra i lettori. La maggior parte dei redattori della «Nazione del Popolo», i cattolici, ma anche i liberali e azionisti, scelsero di rimanere. Redattore capo è Raffaele Palandri. Con lui Angiolo Maria Zoli (che ha poi collaborato a «L'Osservatore Toscano» e a Toscana Oggi), Manlio Cancogni, Carlo Cassola, Sergio Lepri ed Ettore Bernabei, che ne fu il direttore dal maggio 1951 al luglio del 1956, quando fu chiamato a Roma da Fanfani, alla direzione del «Popolo». All'inizio il quotidiano ha due pagine, poi 4, poi 6... fino a 10, due volte la settimana. È un giornale innovativo per grafica e contenuti, con inserti che nel tempo si aggiungono (compreso uno di sport in carta rosa). Grande è l'attenzione ai lettori, che vengono coinvolti anche con un questionario per capirne i gusti ed esigenze (18 mila risposte). Crescono i redattori. Arrivano, tra gli altri, Hombert Bianchi (che ne sarà anche il direttore dal 1958), Paolo Cavallina, Leonardo Pinzauti, Silvano Giannelli, Franco Frulli, Ugo Guidi, Umberto Fedi, Vittorio Citterich, Luciano Ricci, Giampaolo Cresci, Renato Venturini, Fulvio Damiani, Oriana Fallaci. Nel 1953 realizza anche una nuova sede, in via delle Ruote, con moderna tipografia e nella quale ospita anche mostre di pittura. Ma soprattutto il «Giornale del Mattino», come si chiamerà dal 1954, è il quotidiano che supporta l'azione del sindaco La Pira, che ne documenta l'attività, che lo difende dagli attacchi velenosi dell'altra stampa. Alla storia di questa testata, nel periodo della direzione di Ettore Bernabei è dedicato il libro curato da Piero Meucci, «Ettore Bernabei e il Giornale del Mattino» (Polistampa, 2019) con un interessante saggio di Sergio Lepri, alcune testimonianze e un'antologia di 75 editoriali tra i 299 firmati da Bernabei. In parallelo, all'Archivio storico del Comune di Firenze (via dell'Oriolo, 33) è allestita la mostra, curata da Pierluigi Ballini, «Firenze anni Cinquanta. la Pira e il “Giornale del Mattino” di Bernabei».
Data recensione: 24/03/2019
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Claudio Turrini