Comincia come molte altre storie: un uomo che perde la testa e abbandona moglie e figli. Comincia con Severino Di Giovanni
Le vite. Due destini
che si incrociano in Argentina negli Anni Venti. Severino e América, lei ha
appena sedici anni, lui molti di più. Tito Barbini racconta una storia di
politica, di immigrazione e ribellione
Comincia come molte altre storie: un uomo che perde la testa e abbandona moglie
e figli. Comincia con Severino Di Giovanni che cerca una casa in affitto, nell’Argentina
degli Anni Venti del Novecento. Trova una stanza presso una famiglia di
immigrati calabresi. «Tutto è successo e tutto doveva succedere come in una
sceneggiatura». América ha soltanto sedici anni e una con un nome così è già un
romanzo. Resta affascinata da quell’uomo adulto e ribelle, anarchico che incrocia
la mattina presto sulle scale. Lui va al lavoro in una tipografia, lei sistema
il giardino prima di andare a scuola. «Cosa sta leggendo signorina América?»
chiederà mentre lei è intenta a sistemare i gerani. Dopo qualche tempo arriverà
una domanda più diretta: «Le va di diventare anarchica e di fare la
rivoluzione?». Che rivoluzione? «Dei proletari per mandare via i padroni...».
Perché Severino, in Argentina, sbarca non tanto per sfuggire alla fame, ma per
scappare d al fascismo che era appena salito al potere in Italia. Tito Barbini,
ex assessore regionale, scrittore, ha pubblicato per l’editore fiorentino Mauro
Pagliai Severino e América che è il racconto di una storia di amore e di
politica, folgorante e corsara, di quelle che fin dall’inizio sai che da
qualche parte finirà male. Infatti. Bandito e bombarolo, il quartiere della
Boca di Buenos Aires sullo sfondo, l’ideologia anarchica, la violenza, gli attentati
terroristici, i morti. E lei, América Scarfò, che cresce in fretta, corre sui
libri, divora le parole, studia, lascia la famiglia per seguire Severino: «So
bene cosa sto facendo e non ho bisogno di essere approvata o applaudita» scrive
orgogliosa in una lettera a un amico e aggiunge: «Alcune persone qui si sono
trasformate in giudici». Inseguito dalla polizia, Severino viene catturato e
poi condannato a morte. La sua vita si chiuderà davanti a un plotone di
esecuzione. América impiegherà molto tempo per farsi restituire le lettere del compagno
e ci riuscirà dopo una caparbia lotta legale, soltanto nel 1988: vale a dire, a
cinquantasette anni dalla scomparsa. Tito Barbini immerge questa storia nella
Buenos Aires di oggi, racconta il suo viaggio argentino a caccia di informazioni,
di tracce, di testimoni e di fogli custoditi negli archivi che gli permettano di
aggiungere francobolli e particolari alla ricostruzione di quelle due vite.
Nasce così la storia raccontata dal suo diario. Il fatto è che l’autore indugia
un po’ troppo sulla storia d’amore e meno sui fatti di sangue commessi, ma ne è
consapevole e onestamente avverte il lettore fin dalla prefazione: «a volte guardare
da un’altra parte è già un atto di riparazione».
Data recensione: 20/01/2019
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Laura Montanari