Per solito Giovanni Battista Caccini è ricordato per le due statue de L’estate e L’autunno, che ornano il ponte a Santa Trinita
Per solito Giovanni Battista Caccini è ricordato per le due
statue de L’estate e L’autunno, che ornano il ponte a Santa Trinita,
mentre le sue numerose figure allegoriche a Boboli, vengono spesso viste distrattamente
nella visita ai giardini. Però la specialità dello scultore, nato a Montopoli, nella
Val d’Arno, erano i ritratti. Nel Salone dei Cinquecento, spicca il gruppo, di
sua mano, Carlo V incoronato da Papa Clemente VII, ma il suo talento spicca
anche nei dettagli. Nello stesso luogo, infatti, il monumento a Francesco I, ha
nella base una donnola, in stucco bianco e oro. L’animale era, per la sua
simbologia, doppio: rappresentava allo stesso modo l’innocenza, per il suo
manto, e la crudeltà, per le unghie aguzze con cui caccia le prede. Il granduca
alchimista era attratto da un altro significato: in bocca, il mustelide, reca infatti
una foglia di ruta. Per popolare credenza, si riteneva che così si difendesse dall’aggressione
dei suoi nemici principali, i rospi velenosi. Il motto è Amat Victoria Curam, ossia «La vittoria ama la prudenza»: secondo
il memorialista Gerolamo Ruscelli, scopo di quella figurazione era chiarire al mondo
come egli, dotato della sapienza, simboleggiata dalla pianta miracolosa, che tutti
ritenevano perfetto antidoto ai veleni, fosse sempre pronto a difendersi dagli attacchi.
Di questa e di altre curiose figure, parla ora il documentato libro di Luciano
e Ricciardo Artusi, Gli animali nella
storia di Firenze, edito da Sarnus.
Data recensione: 26/05/2019
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Luca Scarlini