La storia del libro che presentiamo quest’oggi è l’occasione per parlare dell’insolito artista
La storia del libro che presentiamo quest’oggi è l’occasione
per parlare dell’insolito artista, non particolarmente noto al grande pubblico,
che vi ha dato causa. Attilio Razzolini, che visse a cavallo tra Otto e
Novecento lasciandosi trasportare “da tutte le cose belle”, fu per ciò a un
tempo “amatore della musica, poeta dell’anima, architetto, pittore”; ma dove
“toccò altezze invidiabili, fu nella miniatura” (i virgolettati sono estratti
dal volume di padre Saturnino Mencherini, “L’Appennino Serafico. Bellezze e
glorie della Verna”, Società Tipografica Leonardo da Vinci, Città di Castello, 1931).
Coadiuvato da un gruppo di colleghi (Olivotto, Alessandrelli, Bicchi, Pochini e
Tetti), illustrò con questa tecnica, lavorando su cartapecora alla maniera del
Quattrocento, tutti i canti della Commedia dantesca: ne scaturirono cento
cartoline (una per ogni Canto, unitamente ad un frontespizio) cui vanno aggiunte
le tre tavole relative alle Cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Ma non è
tutto: egli si accinse anche a scrivere l’intero capolavoro dantesco in
caratteri gotici. Il testo è conservato presso la Rylands Library di Manchester.
Nel 1902 le cento cartoline e i tre frontespizi delle Cantiche furono
riprodotti per i tipi della ditta Alfieri & Lacroix di Milano. I fratelli
Andrea e Fabrizio Petrioli, divenuti proprietari dell’intera serie, presero nel
2008 l’iniziativa della pubblicazione: in essa le illustrazioni dell’artista
venivano affiancate alla trascrizione dell’opera dantesca in italiano volgare
curata da Giorgio Petrocchi, realizzando così un felice incontro tra pittura e
letteratura. Essendo detta edizione (per i tipi di Polistampa) esaurita, a
dieci anni di distanza si è ritenuto di riproporla al grande pubblico con un
volume dell’editrice Sarnus (pp. 432, € 24,00). Ancora qualche parola sul
Razzolini. E’ descritto, nella prefazione al volume dei fratelli Petrioli, come
“francescano nell’anima e nell’aspetto: basso, con un volto largo incastonato
in una barba rada e biondiccia”; e “francescano nello stile di vita passata tra
i boschi del Casentino toscano e l’Umbria”. Hanno ritenuto i Petrioli che
proprio da certe visioni “di paesaggi incontaminati, dall’armonia e dalla pace
che il suo animo poteva recepire ogni giorno”, sia “maturata la passione per
l’arte e la pittura”, poi messa al servizio dell’alta letteratura. La riproduzione
illustrata della Divina Commedia fu la sua opera prima.
Data recensione: 15/12/2018
Testata Giornalistica: Cultura Commestibile
Autore: Paolo Marini