Tredici racconti imperniati sul passaggio generazionale, oggi un po’ più problematico d’un tempo
“Se fossi padre” pubblicato dall’editore Pagliai. Tredici
storie di relazioni difficili. Martedì la presentazione
Tredici racconti imperniati sul passaggio generazionale, oggi un po’ più
problematico d’un tempo, compongono “Se fossi padre”, che Pietro Spirito ha
appena pubblicato per le edizioni Mauro Pagliai nella collana “Le ragioni dell’Occidente”.
Infatti, l’attuale incertezza della funzione paterna potrebbe essere una delle
ragioni per cui la nostra cultura mostra i segni di una crisi che riguarda un intero
sistema di valori, scosso dalla velocità con cui cambiano di continuo modelli e
punti di riferimento. In queste storie, frutto di una scrittura analitica e
rigorosa e per questo capace di sollecitare inattese emozioni, Spirito prende
atto dell’attuale fatica di vivere. Con una certa semplificazione si può dire che
il padre, catturato nella spirale dell’efficienza lavorativa, si è fatto tenace
costruttore di un mondo che esclude distrazioni affettive, salvo poi
ritagliarsi il proprio momento di evasione fuori dalla famiglia. Al figlio non
è dunque concesso di entrare nella sfera d’azione e d’influenza del genitore.
Ciò produce una dolorosa frammentazione esistenziale che non riesce a rendere
produttiva la tensione fra il bisogno di mettersi alla prova tipico dell’infanzia
e la ricerca della solidità che caratterizza l’adulto. In tal modo risulta
difficile conservare i sogni infantili anche quando si impara a fare i conti
con la realtà. Pietro Spirito traccia tuttavia un percorso ideale di
riconquista di quel ruolo autorevole e allo stesso tempo tenero attraverso
terne di racconti che ne esemplificano i passaggi. Parte dalla situazione attuale
di separatezza e conflittualità tra i due mondi: un padre porta il figlio in un
campeggio in riva al lago, per pescare ma, distrattosi per chiamare l’amante,
non lo ritrova, entrando, seppur per breve tempo, in uno stato d’angoscia. Poi
c’è un giovane che al capezzale del suo vecchio morente, un tempo inavvicinabile
uomo di potere, ricorda il momento in cui lo ha sorpreso con la giovane governante,
inducendolo così ad allontanarsi il prima possibile da casa. E un altro che
copia romanzi altrui per farsi ammirare dal genitore, egocentrico scrittore di
successo; costui, orgoglioso della sua buona riuscita, quando viene scoperto
l’inganno lo esclude dalla sua vita. Altre tre storie mostrano un rapporto di
pura convivenza: un ragazzino obbligato a stare a sentire un ospite; un altro
portato da un padre distratto ad andare sulle tracce del nonno nelle zone dove aveva
combattuto; un terzo che scopre solo alla morte della madre di essere un figlio
adottivo.
Poi un altro blocco narrativo comincia a riavvicinare i due mondi, almeno in
una memoria che fa rivivere padri ormai scomparsi e tuttavia capaci ancora di
orientare alcune scelte. Gradualmente le due esistenze, fino ad allora rimaste
estranee, si avvicinano. Certo tutt’altro che idilliaco è l’incontro tra un
padre che, alla notizia del suicidio del figlio, scopre la sua vera vita, e la
rivive passo dopo passo fino a darsi a sua volta la morte; o la scoperta che,
attraverso una ricerca storica ed esistenziale, porta un giovane a ricostruire
la vera vita del genitore, scomparso in un incidente nautico; o ancora la tragedia
di un maresciallo che riesce a bloccare la macchina di quattro giovani balordi,
tra cui scopre esserci il figlio, che, ignaro, aveva appena ucciso. Ma Pietro Spirito,
attraverso un narrazione concatenata con una precisione da orologiaio, ci dà
infine l’indicazione che vale. Nel tredicesimo racconto il padre insegna al
figlio ad andare in bicicletta e, diversamente da quello del campeggio, non
solo gli sta vicino ma gli crea deliberatamente quegli ostacoli necessari a
farlo crescere: gli toglie le rotelle di sicurezza, senza le quali potrebbe
cadere. Ma, come in ogni classico racconto di formazione, è proprio l’intoppo
che il padre gli pone ad abituarlo ad arrangiarsi da solo. La metafora della
bicicletta illumina molto bene il senso di una paternità che, mettendo
deliberatamente il figlio davanti alla prova, gli insegna a stare in equilibrio
e a “guardare avanti”.
Il libro sarà presentato a Trieste alla Libreria Lovat di Viale XX Settembre
martedì alle 18 da Angelo Floramo, letture di Gualtiero Giorgini.
Data recensione: 13/10/2018
Testata Giornalistica: Il Piccolo
Autore: Cristina Benussi