Leone Piccioni (9 Maggio 1925 - 15 Maggio 2018) è stato allievo di Giuseppe De Robertis con cui si è laureato
Leone Piccioni (9 Maggio 1925 - 15 Maggio 2018) è stato
allievo di Giuseppe De Robertis con cui si è laureato in lettere all’Università
di Firenze. È stato docente di letteratura italiana, moderna e contemporanea
all’Università La Sapienza di Roma e poi alla Iulm di Milano. Oltreché professore
universitario e critico letterario è stato direttore del telegiornale,
responsabile della terza pagina de “Il Popolo” e vicedirettore generale della
Rai. Le Edizioni Polistampa hanno pubblicato un libro postumo di Leone Piccioni
“Lungara 29 - Il caso Montesi nelle lettere a Piero.” Via Lungara 29 è
l’indirizzo del carcere romano di Regina Coeli. Piero Piccioni, insigne
musicista e fratello di Leone, era accusato dell’omicidio di Wilma Montesi,
detenuto nel carcere, era il destinatario delle lettere pubblicate nel bel
libro a cura di Gloria Piccioni, figlia di Leone.
Le lettere coprono dal 23 settembre al 27 novembre 1954. Nel maggio del 1957 la
Corte d’Assise di Venezia assolse Piero Piccioni per non aver commesso il
fatto. Egli fu vittima soprattutto di una campagna di stampa che oltre a
colpire lui come probabile assassino, aveva per vero bersaglio il di lui padre:
Attilio Piccioni. Nel 1944, dopo l’insurrezione di Firenze contro i
nazifascisti, Attilio Piccioni fu nominato primo segretario della Dc
fiorentina. Nel 1948, come braccio destro di Alcide De Gasperi, fu segretario
nazionale della Dc e vinse le elezioni politiche di quell’anno, che cambiarono la
storia d’Italia e d’Europa. Fu sostenitore convinto della Repubblica. Nel 1953
la giovane Montesi fu trovata morta sul bagnasciuga del litorale romano.
Piero Piccioni fu tirato in ballo come frequentatore di feste in una villa a
Capocotta dove era stata vista la Montesi. Prove non furono trovate. Solo la
stampa socialcomunista avversaria di Attilio Piccioni dette fiato allo scandalo
che troncò la sua carriera politica (stava per diventare Presidente del
Consiglio). Le 27 lettere sono bellissime, tentano di confortare il fratello
non tanto dalle accuse ritenute risibili, ma dall’aggressione dell’opinione pubblica.
Una storia che insegna molto su ciò che può succedere quando il dibattito
politico si fa violento con la stampa senza schiena dritta pronta a dar fiato
agli scandali non pensando che spesso vengono travolti degli innocenti.
Data recensione: 20/09/2018
Testata Giornalistica: QN - Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno
Autore: Giovanni Pallanti