Quando la medicina era davvero “alternativa”, e le mamme appendevano l’“erba della paura” alle travi del soffitto per scacciare gli incubi dei più piccoli
Quando la medicina era davvero “alternativa”, e le mamme appendevano l’“erba della paura” alle travi del soffitto per scacciare gli incubi dei più piccoli. Quando la bicicletta ce la costruivamo con i pezzi di ricambio perché tutto doveva durare nel tempo. Quando le prime Case del Popolo riunivano l’intera cittadinanza dei borghi di campagna in feste di paese, serate di ballo e gare alla famosa Ruota di Cecco… Questo è il mondo rievocato da Alessandro Sarti in una vivace e brillante autobiografia che si fa racconto di una generazione, memoria di un passato che affonda le sue radici in un piccolo borgo come Montebonello, nel Comune di Pontassieve ma davanti a Rufina da cui è diviso dal fiume Sieve. Frammenti di un’educazione alla vita, di una formazione in un’Italia che, tra gli anni ’70 e ’80, iniziava a fare i conti con quel mito del benessere che avrebbe portato a profondi cambiamenti nel modo d’intendere le relazioni interpersonali e la stessa idea di felicità.
Data recensione: 01/02/2014
Testata Giornalistica: Informatore
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