Incontrai Remo Teglia e il suo romanzo “Mala Castra”, appena uscito da Einaudi, nel 1965, mentre ero per “Il Telegrafo” a Grosseto.
Rittratti veraci dalla Valdinievole
Incontrai Remo Teglia e il suo romanzo “Mala Castra”, appena uscito da Einaudi, nel 1965, mentre ero per “Il Telegrafo” a Grosseto. Romanzo non nuovo come tema (la guerra), ma scritto in maniera pulita, con recupero di espressioni toscane. Al centro, soldati italiani alle prese con partigiani macedoni, nel 1943. Teglia era nato ad Altopascio, dove faceva il medico condotto, il 9 marzo 1913 e “Mala Castra” era il suo esordio. A 52 anni. Immaginai che ci avesse lavorato parecchio. Scoprii anche che ne parlavano bene pezzi da novanta come Mario Tobino ed Elio Vittorini, Giuliano Gramigna e Paolo Milano. Poi venne il silenzio. Sembrava che Teglia fosse autore di un solo libro, quando – si era nel 1971 – uscì, sempre da Einaudi, “La ballata del mezzadro”. Altro romanzo con tema la guerra. Ed esperienze autobiografiche. Di un ritorno dalla guerra, parla anche “Terra e ghiaie”, terzo e ultimo romanzo, uscito da Einaudi nel 1973. Due anni prima della morte, che avvenne ad Altopascio il 22 maggio 1975. E Teglia finì nel dimenticatoio. Se ne riparla in questi giorni, perché il figlio Marco (1949), antiquario a Firenze, musicista (è un provetto chitarrista), alla prima prova letteraria, ha pubblicato da Sarnus “Il Popolo va agli Uffizi”. In cui recupera – con semplicità e schiettezza – un personaggio della Valdinievole: Guerrino Anchioni. E ce lo presenta, nel suo candore (e cultura) di contadino, in quattordici bozzetti, che ci fanno respirare aria buona...
Data recensione: 14/03/2013
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Riccardo Cardellicchio