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Che cosa nasconde il messaggio cifrato, o meglio, per la precisione, la lettera-rebus illustrata che il non meglio identificato Francesco Gallo inviò da Napoli ad Amicie de Larderel il giorno di Natale del 1872?

Che cosa nasconde il messaggio cifrato, o meglio, per la precisione, la lettera-rebus illustrata che il non meglio identificato Francesco Gallo inviò da Napoli ad Amicie de Larderel il giorno di Natale del 1872? Il misterioso signor Gallo, su cui storici e addetti ai lavori hanno avanzato numerose ipotesi, doveva comunque gravitare nella cerchia della corte di re Vittorio Emanuele II. Come a dire, il Re Galantuomo, che nel periodo di Firenze capitale pur risiedendo ufficialmente a Palazzo Pitti preferì appartarsi nella Villa Medicea della Petraia, a Castello. Anche e soprattutto per vivere lontano da occhi indiscreti il suo matrimonio morganatico celebrato nel 1869 – che quindi non dava diritto al titolo di regina – con Rosa Vercellana, ben più conosciuta come la Bela Rosin, la donna di Nizza Marittima conosciuta dall’allora principe ereditario nel 1847, nel castello di Racconigi. Lui, all’epoca, aveva 27 anni ed già sposato all’austriaca Maria Adelaide; lei, la Bela Rosin in piemontese, di anni ne aveva 14. E proprio Villa La Petraia è la sede di Le passioni del re. Paesi, cavalli e altro a Firenze al tempo dei Savoia, mostra che raccoglie dipinti, fotografie, arredi e oggetti d’uso appartenuti ai Savoia e poco noti al grande pubblico. Curata dalla direttrice di Villa La Petraia, Mirella Branca, e da Annarita Caputo, è accompagnata dal catalogo pubblicato da Polistampa. Rassegna allestita nelle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in cui la vita privata dell’ultimo re di Sardegna e del primo re d’Italia si intreccia con la storia dell’ex capitale del Granducato di Casa Lorena. Guarda caso, nel 1872 Villa La Petraia fu prescelta come scenario per l’unione di Emanuele Mirafiore, figlio del Re Galantuono e della Bela Rosin, con Blanche de Larderel, il conte di Montecerboli fondatore dell’industria per ‘acido borico nella frazione di Pomarance, in provincia di Pisa, che da lui si chiamò Larderello. E proprio al viaggio di nozze dei due giovani sposi, che prevedeva una tappa a Napoli, è intimamente legato il messaggio ‘cifrato’ che Gallo indirizzò ad Amicie de Larderel, madre della sposa. Un curioso documento conservato nel Fondo Maria Bianca Larderel-Viviani della Robbia del Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi, e riscoperto e riproposto in occasione della mostra Le passioni del re. Naturalmente, l’enigma è stato già decifrato dagli esperti. Ma il Polo Museale Fiorentino, organizzatore della mostra, ha pensato di lanciare un concorso per il quale sarà forse necessaria tutta la competenza, tutta l’abilità di un Piero Bartezzaghi, autore tra i più noti dell’enigmistica classica e famoso per i suoi cruciverba. E come si suol dire, tentar non nuoce. Il regolamento del concorso è consultabile sul sito del Polo Museale Fiorentino (http://www.polomuseale.firenze.it) e i primi dieci solutori della lettera rebus riceveranno in premio il catalogo della mostra. Le passioni del re. Paesi, cavalli e altro a Firenze al tempo dei Savoia resterà aperta, con ingresso gratuito, fino al 10 febbraio, in via Petraia 40, tutti i giorni tranne il secondo e il terzo lunedì del mese con visite accompagnate ogni ora dalle 8.30 alle 15.30. Info: 055.452691.
Data recensione: 06/01/2012
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Maurizio Sessa