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Patrizia Fazzi aretina, poetessa e studiosa di storia dell’arte, ha pubblicato «La conchiglia dell’essere» (Edizioni Polistampa) con prefazione di Luciano Luisi

Patrizia Fazzi aretina, poetessa e studiosa di storia dell’arte, ha pubblicato «La conchiglia dell’essere» (Edizioni Polistampa) con prefazione di Luciano Luisi. La raccolta ha un sottotitolo significativo «Poesie per Piero della Francesca» e si riferisce alla stesura drammatica e iconografica dell’arte di Piero nel suo essere storia, religione, poesia e raffigurazione emblematica. Patrizia Fazzi, che già nel 2008 aveva edito, sempre per la Polistampa, «Il filo rosso» dedicato alla pittura di Giampaolo Taliani, riprende dalla radice, cioè dall’avventura del pensiero che diventa arte i segni e i simboli di una scrittura che vuol farsi linguaggio completo alla luce della più appassionante natura. E proprio la natura nell’opera di Piero diventa «all’infinito/il nero enigma» di un sovrano mistero esistenziale che tale però non resta, muovendosi, sia pure impercettibilmente, verso il gran mare dei sensi e della ragione: «Dal nero delle trame/emergi,/già machiavellico principe,/lacrime e sangue altrui/scompaiono/nella gola serrata della storia». Dunque: l’avvenimento poetico si contempla e diventa reale. «La conchiglia dell’essere», arricchito dalle riproduzioni di Piero, si pone anche come un libro d’arte, del vedere e del contemplare. Dice giustamente Luisi, anch’egli poeta e narratore di profonda consapevolezza esistenziale: «I versi colgono... lo spazio, l’orizzonte, l’infinito e il presentimento della presenza di Dio». Una poesia non soltanto religiosa, ma tesa a incidere nell’incanto della pittura  la voce dei simboli, la squisita dolcezza della maternità, la forza del dolore e della salvezza cui l’essere umano tende per misteriosa ansia creaturale. È vero, allora, che la scrittrice ha bisogno di un tale spontaneo confronto, ma è altresì vero che tale confronto si erge come un segno di contraddizione non solo rivolto al mondo dell’arte in «perpetua battaglia», ma all’intero mondo della poesia in «castigo ed umiltà, spes e utopia». Lo testimonia il capitolo finale dove l’autrice stabilisce cinque confronti di base e la dedicazione di un omaggio che va oltre il puro ambito letterario divenendo richiamo e storia autentici.
Data recensione: 25/03/2011
Testata Giornalistica: Gazzetta di Parma
Autore: Giuseppe Marchetti