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La malinconia e il dolore erompono dal sentire la vita frantumata. L’esistenza, che potrebbe essere pienezza, si mostra in opposti dolorosi e funesti. Così si presenta la raccolta di Menotti

La malinconia e il dolore erompono dal sentire la vita frantumata. L’esistenza, che potrebbe essere pienezza, si mostra in opposti dolorosi e funesti. Così si presenta la raccolta di Menotti Galeotti, che vive e lavora in una Firenze molte volte rappresentata in versi affezionati ma d’orribile presagio. Un testo che sicuramente non resterà una lettura fondamentale della contemporanea poesia ma che ha il pregio, o la sciagura, di muoversi sulle rotaie di un treno poetico dalle numerose fermate. Ogni stazione dell’anima è ispirazione e disagio. Dal sentimento di sociale accoglienza e non violenza alla profetica sensazione di morte, dall’impossibilità di scoprire l’oscuro buio oltre il mare ai ricordi di un viaggio nelle antiche battaglie salentine, il poeta ci mostra le molteplici versioni del nostro tempo. Lo sguardo di Galeotti è puntato su un maestro del calibro di Mario Luzi. Non a caso l’epigrafe è un estratto della poesia "Invocazione", nella raccolta luziana "Primizie del deserto", ed apre l’inconciliabile visione di un essere amareggiato dai comportamenti del mondo. Versi chiari, di dolorosa riflessione, ma che a volte rischiano di non avere originalità. E’ l’incessante contrapporsi della vita che sfugge alla verità, una ricerca nei meandri della realtà camaleontica e poliedrica, in quella linea di confine che la vista riesce a percepire, quando il blu mare si bagna d’orizzonte, solo per un battito di ciglia. "Per un istante lo sguardo si posa/ più avanti sulla striscia azzurra/ che lambisce le acque lontane/ incredulo scopre l’infinito". La rivelazione della presenza viene sempre riconosciuta in controluce lasciando un retrogusto amaro alla visione, la sensazione di aver sfiorato l’essenza senza esserne stati capaci di afferrarla definitivamente. E quante domande ci si pone? In quante soste il nostro vagone si arresterà? In continuo movimento non resta che creare un bagaglio di sicurezze e di pace. A questo scopo Galeotti si ripara dalle intemperie chiudendo la finestra e ripiegandosi verso gli affetti, i ricordi, autentiche primizie rispetto al tragico e desertico paesaggio esterno. Queste liriche sono un viaggio che trova unica destinazione in una collusione dell’esistenza con vari spazi vitali carichi di limitazioni e separazione. Solo un freno d’emergenza può salvare il poeta: l’anima e i suoi amori.
Data recensione: 01/03/2006
Testata Giornalistica: Edisonsquare
Autore: Gabriele Ametrano