All’assidua e scrupolosa devastazione dell’Italia non sfugge Firenze, prossima a essere una foresta pietrificata. Però è ancora possibile scavare nel terreno, in quelle catacombe in cui tra poco tutti i non ancora lobotomizzati scenderanno:
Degni di notaAll’assidua e scrupolosa devastazione dell’Italia non sfugge Firenze, prossima a essere una foresta pietrificata. Però è ancora possibile scavare nel terreno, in quelle catacombe in cui tra poco tutti i non ancora lobotomizzati scenderanno: là sono ancora tesori inestimabili. C’è persino una leggenda abitabile, una leggenda analoga al circolo dell’“Athenäum” di Berlino o allo Stoà di Atene, che però incredibilmente (dati i tempi, non data la città...) esiste, viva e verde. La leggenda è il Gabinetto “Vieusseux”, cui si deve gran parte del lavoro d’idee che ha “fatto” l’Italia (in palazzi romani, oggi, la stanno disfacendo), e dove ci si può sedere sulla poltrona preferita da Leopardi. Ma andate a Palazzo Corsini Suarez, in oltrarno, dove c’è l’Archivio cui si dà il nome di Alessandro Bonsanti, che lo fondò quando diresse il “Vieusseux” (1974-1978). Là, come ricorda nella Premessa il direttore di oggi, Gloria Manghetti, accanto ai Fondi di Ottone Rosai, Luigi Dallapiccola, Giuseppe Montanelli, Giorgio Caproni, Emilio Cecchi, Edward Gordon Craig, Giacomo Debenedetti, Eduardo De Filippo, De Robertis, Carlo Emilio Gadda, Artuto Loria, Pier Paolo Pasolini, Alberto Savinio, Mario Tobino, Federigo Tozzi, Giuseppe Ungaretti, Enrico Vallecchi, dal 2004 sono custoditi le carte e i libri di Carlo Prosperi (Firenze, 13 marzo 1921 – ivi, 15 giugno 1990), compositore di assoluta grandezza fra i contemporanei. Come avverte Mario Ruffini, curatore del volume a più mani che ne disegna e analizza la figura, Prosperi è stato l’ideale allievo e il diretto erede di Luigi Dallapiccola. Nel suo ricordo introduttivo, Roman Vlad ricorda il generoso impegno di Prosperi per le orchestre Rai (oggi quasi tutte uccise dallo Stato) negli anni ’50, e definisce magistralmente la struttura delle sue musiche, che si muovevano nello spazio dei 12 suoni, ma senza schiavitù di rigori dodecafonici: una tecnica che Vlad chiama “poliseriale”.
Nella sua imponenza, il libro è una “Wunderkammer”. Esso non poteva aprirsi se non con il vasto capitolo sull’opera del Maestro, con il catalogo ragionato delle composizioni, di mano di Mario Ruffini, a buon diritto, in quanto compositore, l’allievo ideale di Prosperi. Il catalogo consta di schede, la cui perfezione era prevedibile per chiunque conosca il mirabile catalogo costruito alcuni anni fa da Ruffini per Dallapiccola. Poi, l’epistolario Dallapiccola-Prosperi, le lettere a quest’ultimo di Bussotti. Ci addolora la ristrettezza dello spazio: ne risulta un lavoro analitico immane, di grande rilievo musicologico, poiché essere riusciti a “disvelare” l’alta qualità d’arte di Prosperi e avere aggiunto lui a massimi musicisti italiani del Novecento è un esito di rara forza.
Data recensione: 21/12/2008
Testata Giornalistica: Il Sole 24 Ore
Autore: Quirino Principe