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D’impatto, somigliano a giocattoli, o a colorati dolcetti messicani. Poi l’occhio s’incanta, scopre la malia di filigrane d’oro, l’allegria luccicante di perline e pezzetti di vetri che occultano la “materia macabra” di pasta di

Esposte in via Faenza antiche immagini sacre fatte con tecniche dimenticate e ora restaurate. Carta, gesso e pasta di ossa di santi D’impatto, somigliano a giocattoli, o a colorati dolcetti messicani. Poi l’occhio s’incanta, scopre la malia di filigrane d’oro, l’allegria luccicante di perline e pezzetti di vetri che occultano la “materia macabra” di pasta di ossa, reliquie di santi o beati. Immagini sacre che raccontano sussurri e gesti sommessi in stanze di clausura, dove le monache tessevano fantasmagorie di devozione con materiali poveri come carta, stucchi, cerca mescolata ai frammenti di ossa resuscitati in invenzioni di riccioli, volute cesellate, decori barocchi. Fantasie in convento. Tesori di carta e stucco dal Seicento all’Ottocento è una mostra davvero insolita e curiosa, che attraverso oltre cento oggetti provenienti da tutta Italia, propone un paesaggio inedito e ormai perduto di tecniche, materie e saperi, di suppellettili, reliquari, altaroli e quadretti esposti da oggi al 6 gennaio 2009 al Cenacolo di Fuligno, un tempo refettorio delle terziarie francescane del Convento di Sant’Onofrio in via Faenza 40. Raccolti dall’altrettanto devota cura da Eve Borsook e Barbara Schleicher, con la direzione di Rosanna Protopisani, i manufatti in rassegna sono di provenienza sconosciuta, in gran parte italiani, oltre che di altri paesi europei. Opere d’arte create “fuori dal mondo”, nel chiuso dei conventi, con materiali poveri eppure sfolgoranti d’oro e pietre, che per questo non hanno lasciato tracce nella storia dell’arte, realizzati con macchinette e attrezzi rudimentali per incorniciare immagini sacre o Agnus Dei, modellati in cera dal cero pasquale dell’anno precedente, mescolato a ceneri dei santi martiri o a paste fatte di reliquie. Rituali vietati nel 1842, e non risparmiati dai lazzi del poeta Giochino Belli: “Li nostri fraticelli e ppretazzoli/Fanno un riduno de st’ossetti sfranti/E li pisteno insieme tutti cuanti...”. “Usavano reliquie provenienti dalle catacombe romane, a cui era aggiunto un legante, versato poi in una matrice per creare figure e scene sacre, dipinte in colori smaglianti, con vetri e specchi” spiegano le curatrici, mostrando i manufatti delle due prime sezioni della rassegna, mentre la terza presenta esemplari di papier roulé e di paste provenienti da Francia e Germania, dove questi oggetti sono considerati e tutelati. “Riprendiamo Halloween” propone ed esorta la soprintendente al Polo museale fiorentino Cristina Acidini, per ricondurre “certe manifestazioni macabro-giocose di oggi – nella festa di Ognissanti – all’antica sfera del sacro della nostra storia e tradizione, che intrecciano fede cristiana, religiosità popolare e antropologia culturale”. Un invito a visitare una rassegna straordinaria per riscoprire oggetti dimenticati, tecniche scomparse, raffinate creazioni di un mondo lontano che appartengono ormai a collezionisti privati o ai tesori custoditi in chiese e conventi italiani.
Data recensione: 01/11/2008
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli