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Il grande filosofo greco Platone era molto diffidente nei confronti della scrittura. Anzi, più esplicitamente, non credeva affatto che fosse un buon mezzo di trasmissione del sapere. Convinto sostenitore del rapporto diretto tra precettore e

S-Comunicati - Viaggio fra i mezzi e i messaggi della società che comunica Il grande filosofo greco Platone era molto diffidente nei confronti della scrittura. Anzi, più esplicitamente, non credeva affatto che fosse un buon mezzo di trasmissione del sapere. Convinto sostenitore del rapporto diretto tra precettore e allievo, pensava che la scrittura non non ne avrebbe mai eguagliato i pregi educativi, favorendo invece dei pericolosi vizi. Per spiegarlo raccontava (nel Fedro) il dialogo fra il grande sacerdote egizio Theut e il faraone Thamus, dove quest’ultimo, al termine dell’esposizione dei vantaggi della scrittura da parte del suo interlocutore, pressappoco sentenziava: «Caro il mio sacerdote... se la gente ricorderà grazie a dei segni invece di sforzarsi la memoria, questa scrittura ci porterà alla pigrizia mentale e al rapido decadimento dei costumi». Questa è la storia con la quale Antonio Comerci esordisce nel suo libro S-Comunicati - Viaggio fra i mezzi e i messaggi della società che comunica (Mauro Pagliai Editore, 109 pagine, euro 8). Ma l’incipit con il dialogo platonico non deve trarre in inganno il lettore circa il tenore della pubblicazione, e in poche pagine si passa dall’antica diffidenza del faraone Thamus a quella più moderna di un’arzilla vecchietta di un paese dell’Appennino, che ancora quindici anni fa - quando l’autore la conobbe – mostrava candidamente tutto il suo sospetto di fronte all’intrusione in casa sua della televisione. Nell’aneddoto in questione è raccontata seduta in poltrona mentre guarda la tivù, appollaiata in posizione innaturale sul bracciolo. Stava in quella strana postura per coprirne un buco alla vista delle persone che erano sullo schermo! Queste due piccole storie sono le stelle che orientano la navigazione a vista dell’autore nel mare della comunicazione. È piacevole farsi condurre nell’arcipelago delle sue osservazioni, impressioni, annotazioni, spunti, riflessioni. Le isole nelle quali ci conduce hanno spesso la forma di piccole storie, semplici ma per questo immediate nel mostrarci il nucleo delle questioni o inedite angolazioni. C’è l’esempio “dotto” ma subito è accostato ad uno “normale”, che rimanda alla quotidianità di tutti noi (i cartelli stradali, i linguaggi degli ideogrammi, i giornali sempre più piccoli, l’uso delle immagini nei messaggi), osservata però in maniera attenta e originale per disvelarne i meccanismi nascosti, le implicazioni, le ragioni che stanno dietro a certe scelte (perché le donne guardano le donne sulle copertine delle riviste?). La leggerezza dell’esposizione è appunto quella del compagno di viaggio, esperto certo, ma interessato più alla conversazione che a salire in cattedra. Il libro scorre dunque gradevolmente e al termine il lettore si trova arricchito di tante esperienze, proprio come succede alla fine di un bel viaggio, nel quale si imparano tante cose in maniera piacevole e senza sentirne la fatica.
Data recensione: 22/01/2008
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Jacopo Nesti