![preview libro](https://www.backofficepolistampa.com/uploads/l9b51032ed.jpg)
Mio padre, nel conversare, mi aveva lasciato due quesiti da
risolvere e, a dire il vero, di non facile soluzione. Nonostante fossimo
mezzadri senza una storia alle spalle, egli era uso dire: “In Orsanmichele c’è
il nostro stemma”, e poi: “Noi siamo gentili”.
Il primo quesito era apparentemente di facile soluzione.
In quale data la nostra famiglia venne così cognominata? E perché? Dalla
ricerca effettuata emerge una risposta positiva al primo quesito. Nel nostro
albero genealogico è esistito, a Prato, un Bartolomeo “malischalco”, ivi
registrato nel 1460 nell’albo dell’arte dei Fabbri. Nel giro di un secolo i
suoi discendenti, divenuti cerchiai a Schignano, si cognomineranno Meucci
(rimasti a Schignano) e Manescalchi (tornati in Mugello).
Il secondo quesito appariva quasi insolubile. Gentili perché?
Dalla ricerca effettuata il nostro capostipite, Ubertinus, di San Lorenzo a
Villore, proveniva da una linea naturale diretta degli Obertenghi Malaspina,
imparentati con gli Uberti.
Citiamo il Lami: nel primo Tomo di Sanctae
ecclesiase florentinae monumenta, a p. 156 scrive: “Nel 1218 avea il
Vescovado molte, o buone ragioni nella Corte e Castello di Vico di Mugello ab
antico, che fece gran parte vive questo Vescovo, e per unire, e accomodare,
come io penso, le due cose insieme, comperò da Uberto di Rinieri d’Uberto,
beni, fedeli, e coloni , che avea nel detto Vico, e sua Corte”.
E nella stessa pagina si legge: “E da questo si può ben conoscere, ch’egli
erano, persone di conto , e di molte facultà: e che fussero nobili dal
testimonio delle stesse carte, le quali, il più delle volte gli chiamano, con
questo nome. Ma sarebbe oggi quasi impossibile riconoscere le Famiglie, e come
elle si chiamino ora, quando elle sien pure in fino a questi nostri tempi
durate…”.
Per noi fa testo il fatto che nelle terre cedute da Ubertus alla Chiesa,
vivesse il nostro Ubertinus Malaspina.
Ho affidato a questo poemetto la narrazione del calvario seguito alla nostra
radice nobile.
Franco Manescalchi
Mio padre, nel conversare, mi aveva lasciato due quesiti da
risolvere e, a dire il vero, di non facile soluzione. Nonostante fossimo
mezzadri senza una storia alle spalle, egli era uso dire: “In Orsanmichele c’è
il nostro stemma”, e poi: “Noi siamo gentili”.
Il primo quesito era apparentemente di facile soluzione.
In quale data la nostra famiglia venne così cognominata? E perché? Dalla
ricerca effettuata emerge una risposta positiva al primo quesito. Nel nostro
albero genealogico è esistito, a Prato, un Bartolomeo “malischalco”, ivi
registrato nel 1460 nell’albo dell’arte dei Fabbri. Nel giro di un secolo i
suoi discendenti, divenuti cerchiai a Schignano, si cognomineranno Meucci
(rimasti a Schignano) e Manescalchi (tornati in Mugello).
Il secondo quesito appariva quasi insolubile. Gentili perché?
Dalla ricerca effettuata il nostro capostipite, Ubertinus, di San Lorenzo a
Villore, proveniva da una linea naturale diretta degli Obertenghi Malaspina,
imparentati con gli Uberti.
Citiamo il Lami: nel primo Tomo di Sanctae
ecclesiase florentinae monumenta, a p. 156 scrive: “Nel 1218 avea il
Vescovado molte, o buone ragioni nella Corte e Castello di Vico di Mugello ab
antico, che fece gran parte vive questo Vescovo, e per unire, e accomodare,
come io penso, le due cose insieme, comperò da Uberto di Rinieri d’Uberto,
beni, fedeli, e coloni , che avea nel detto Vico, e sua Corte”.
E nella stessa pagina si legge: “E da questo si può ben conoscere, ch’egli
erano, persone di conto , e di molte facultà: e che fussero nobili dal
testimonio delle stesse carte, le quali, il più delle volte gli chiamano, con
questo nome. Ma sarebbe oggi quasi impossibile riconoscere le Famiglie, e come
elle si chiamino ora, quando elle sien pure in fino a questi nostri tempi
durate…”.
Per noi fa testo il fatto che nelle terre cedute da Ubertus alla Chiesa,
vivesse il nostro Ubertinus Malaspina.
Ho affidato a questo poemetto la narrazione del calvario seguito alla nostra
radice nobile.
Franco Manescalchi
Polistampa, 2021
Pagine: 56
Caratteristiche: ill. b/n, br.
Formato: 14x20
ISBN: 978-88-596-2179-9
Collana:
Corymbos | Letteratura, prosa e poesia, 23
Settore:
Vedi: