Ventisette lettere, scritte un giorno sì e un giorno
no, dal 23 settembre al 27 novembre 1954. Il mittente è Leone Piccioni, il
destinatario suo fratello Piero, recluso nel carcere romano di Regina Coeli,
accusato dell’omicidio di Wilma Montesi. In realtà, come fu poi dimostrato,
l’unica sua “colpa”, oltre a quella di essere un musicista che amava il jazz,
fu di essere il figlio di Attilio Piccioni, tra gli ultimi rappresentanti del
Partito Popolare, padre fondatore della Repubblica italiana oltreché della Democrazia
Cristiana: naturale successore di De Gasperi, era un “ingombro” di cui qualcuno
voleva disfarsi. Il carteggio, emerso dagli archivi familiari e per la prima
volta reso pubblico, pur filtrato dalla censura carceraria, consente uno
sguardo diverso, più intimo, lontano dai clamori della cronaca, sul “caso
Montesi”: uno scandalo che travolse la politica italiana negli anni ’50, che fu
la chiave di volta di un cambiamento del modo di fare e di concepire la
politica e del ruolo della magistratura, e che ha lasciato ferite aperte ancora
oggi.
Introdotto da Stefano Folli, il libro racchiude due ritratti di Attilio Piccioni
firmati da Indro Montanelli e da Giovanni Spadolini.
The book contains twenty-seven letters, written from 23
September to 27 November 1954, by Leone Piccioni to his brother Piero, who was
convicted being charged of the murder of Wilma Montesi. The correspondence
provides a new pont of view on the “Montesi affair”, a scandal that upset
Italian politics in the Fifties.
Introduction by Stefano Folli.
Polistampa, 2018
A cura di:
Pagine: 200
Caratteristiche: ill. b/n, br.
Formato: 15x21
ISBN: 978-88-596-1883-6
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