Perché Masaccio inserisce uno storpio nell’affresco della Cappella Brancacci? Qual è il motivo dell’esposizione di quelle mani dolorosamente deformate dall’artrite nel ritratto che Pontormo fa di Cosimo il Vecchio? Cosa intende Lucien Freud, nipote del fondatore della psicoanalisi, con quell’esondare grottesco di carni esibito dalla Donna obesa sul divano? Queste (e altre) domande già si affacciavano in quel Mal d’arte (2011) con cui Giorgio Weber inaugurava l’indagine di cui questo volume è l’atteso sequel.
“Ulteriori interrogativi si sommano ora a quei primi se, non più con gli occhi del semplice riguardante, bensì con la visione dell’anatomo-patologo, ci si ponga dinanzi a queste e ad altre figure. Come nel caso, per esempio, del ‘putto rigonfio’ al suolo, dopo la recessione delle acque, nel Chiostro Verde in Santa Maria Novella a Firenze; o del fanciullo manifestamente atterrito, che spunta da sopra il braccio del profeta Ezechiele nella quinta campata della Sistina e nel volto esibisce manifesti segni – ecco che ora anche noi li vediamo! – di edema nefrosico. O ancora, dei megalocefali del Dürer; oppure del volto cianotico che indicherebbe un’incipiente tubercolosi nella modella che ha posato per la figura della Primavera botticelliana: ignara portatrice, questa, di quei segnacoli del male?” (Mario Graziano Parri)
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Giorgio Weber’s years of medical practice and publications give him a unique perspective on art. In these texts Weber turns his scientific eye on images and iconography of medicine, investigating the corporeal presence created by artists and writers, from Leonardo da Vinci and Donatello to Homer, Ovid and Dante.
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Mauro Pagliai, 2013
Pagine: 280
Caratteristiche: ill. col., br.
Formato: 15x21
ISBN: 978-88-564-0269-8
Collana:
Cronaca e storia | Biblioteca di ricerca, 7
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