Definito dalla letteratura critica “il Van Gogh livornese”, Mario Puccini incarna la parabola dell’artista “selvaggio”, anche a causa della parentesi esistenziale segnata, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, dal ricovero nell’ospedale psichiatrico di Siena.
Sostenuto e stimato dai protagonisti più illuminati del mercato artistico toscano dell’epoca, da Angelo De Farro a Romolo Monti, da Mario Galli a Gustavo Sforni, l’artista consegue progressivamente un proprio riscatto personale e professionale. Emblema della sua produzione, intrisa di violenti cromatismi e drammi sentimentali, possono considerarsi le numerose versioni delle scogliere del Lazzaretto di Livorno, trasfigurate da vortici di arancio infuocato.
Definito dalla letteratura critica “il Van Gogh livornese”, Mario Puccini incarna la parabola dell’artista “selvaggio”, anche a causa della parentesi esistenziale segnata, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, dal ricovero nell’ospedale psichiatrico di Siena.
Sostenuto e stimato dai protagonisti più illuminati del mercato artistico toscano dell’epoca, da Angelo De Farro a Romolo Monti, da Mario Galli a Gustavo Sforni, l’artista consegue progressivamente un proprio riscatto personale e professionale. Emblema della sua produzione, intrisa di violenti cromatismi e drammi sentimentali, possono considerarsi le numerose versioni delle scogliere del Lazzaretto di Livorno, trasfigurate da vortici di arancio infuocato.
Mauro Pagliai, 2009
Pagine: 128
Caratteristiche: ill. col., br.
Formato: 17x24
ISBN: 978-88-564-0076-2
Collana:
I maestri della luce in Toscana | Collana di monografie d’arte dell’800 e del ’900, 11
Settore:
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