
Gli statuti dei popoli di Pomino e Tosina, risalenti nelle loro più antiche redazioni rispettivamente al 1472 e al 1506, rientrano in quella proliferazione di codificazioni che si verificò nel territorio fiorentino nel corso dei secoli XV e XVI, durante i quali non solo podesterie, comuni e vicariati, ma anche piccoli popoli rurali con poche decine di abitanti provvidero alla stesura di propri ordinamenti, incoraggiati dalla stessa città di Firenze che avrebbe dovuto approvarli e sarebbe riuscita così a penetrare in modo ancor più capillare nell’organizzazione del proprio dominio. Pomino e Tosina in particolar modo, situati fra la valle dell’Arno e quella della Sieve, si trovavano in un territorio molto importante per lo Stato fiorentino, lungo la diramazione casentinese dell’importante arteria tosco-romagnola.
I due statuti sono principalmente volti a disciplinare la vita quotidiana, fissando divieti e obblighi nei quali si mescolano intenti di tutela, giustizia penale e solidarietà sociale. Lo statuto di Pomino è volto essenzialmente alla tutela dei pascoli e alla protezione dei terreni dai danni che potevano essere arrecati dal bestiame, mentre quello di Tosina, zona più boschiva, è maggiormente incentrato sul taglio e sulla raccolta della legna.
Il volume è rivolto a paleografi, storici del diritto ma anche studiosi di storia rinascimentale, fornendo elementi sull’economia e la società del tempo e preziosi stralci di vita quotidiana sul plebato di Pomino, cui entrambi i popoli appartenevano, dal XV al XVIII secolo.
Gli statuti sono trascritti integralmente nella forma latina originale e preceduti da una nota codicologica e da un’introduzione storica. In 19 tavole a colori sono riprodotti i manoscritti originali, conservati all’Archivio di Stato di Firenze.
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Gli statuti dei popoli di Pomino e Tosina, risalenti nelle loro più antiche redazioni rispettivamente al 1472 e al 1506, rientrano in quella proliferazione di codificazioni che si verificò nel territorio fiorentino nel corso dei secoli XV e XVI, durante i quali non solo podesterie, comuni e vicariati, ma anche piccoli popoli rurali con poche decine di abitanti provvidero alla stesura di propri ordinamenti, incoraggiati dalla stessa città di Firenze che avrebbe dovuto approvarli e sarebbe riuscita così a penetrare in modo ancor più capillare nell’organizzazione del proprio dominio. Pomino e Tosina in particolar modo, situati fra la valle dell’Arno e quella della Sieve, si trovavano in un territorio molto importante per lo Stato fiorentino, lungo la diramazione casentinese dell’importante arteria tosco-romagnola.
I due statuti sono principalmente volti a disciplinare la vita quotidiana, fissando divieti e obblighi nei quali si mescolano intenti di tutela, giustizia penale e solidarietà sociale. Lo statuto di Pomino è volto essenzialmente alla tutela dei pascoli e alla protezione dei terreni dai danni che potevano essere arrecati dal bestiame, mentre quello di Tosina, zona più boschiva, è maggiormente incentrato sul taglio e sulla raccolta della legna.
Il volume è rivolto a paleografi, storici del diritto ma anche studiosi di storia rinascimentale, fornendo elementi sull’economia e la società del tempo e preziosi stralci di vita quotidiana sul plebato di Pomino, cui entrambi i popoli appartenevano, dal XV al XVIII secolo.
Gli statuti sono trascritti integralmente nella forma latina originale e preceduti da una nota codicologica e da un’introduzione storica. In 19 tavole a colori sono riprodotti i manoscritti originali, conservati all’Archivio di Stato di Firenze.
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Polistampa, 2007
Pagine: 96
Caratteristiche: br., 19 tavv. col.
Formato: 17x24
ISBN: 978-88-596-0235-4
Settori: