“Se Firenze è un centro di cultura internazionale – scrive Eugenio Giani nella presentazione – lo dobbiamo chiaramente ad Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina, e al Patto di Famiglia, che costituisce il primo rilevante testamento a destinazione pubblica della storia”. Da sempre, infatti, era legge e consuetudine che un nuovo casato subentrante alla guida di una città o di uno Stato ereditasse dalla precedente dinastia anche le collezioni d’arte. Le opere di valore artistico venivano così trasportate per l’abbellimento di una o dell’altra reggia, oppure divenivano preziosa “merce di scambio”. Agli albori dell’Età dei Lumi, per difendere il patrimonio artistico di Firenze impedendone la dispersione, Anna Maria Luisa decise di usare una nuova arma, quella del Diritto. Così ordinò l’articolo terzo della Convenzione con Francesco Stefano di Lorena, firmata il 31 ottobre 1737 e più nota come Patto di Famiglia, secondo il quale le opere d’arte raccolte dai Medici erano consegnate al nuovo Granduca a condizione che rimanessero vincolate “per sempre” alla città di Firenze e allo Stato di Toscana. Il Patto di Famiglia, confermato dall’Elettrice Palatina nel suo testamento del 5 aprile 1739, entrò in vigore alla sua morte, nel 1743 e salvò, quindi, dalla sicura dispersione la gran parte delle collezioni medicee che rendono Firenze ancora oggi unica al mondo.
Grazie all’autrice, che ha trascritto insieme a Veronica Vestri l’intero testamento, è consentita l’agevole lettura delle volontà di Anna Maria Luisa de’ Medici, compresi gli atti di liberalità verso i poveri di Firenze e il fondo destinato alla costruzione della facciata della Basilica di San Lorenzo (secondo idee e progetti di Michelangelo Buonarroti).
Formato PDF
“Se Firenze è un centro di cultura internazionale – scrive Eugenio Giani nella presentazione – lo dobbiamo chiaramente ad Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina, e al Patto di Famiglia, che costituisce il primo rilevante testamento a destinazione pubblica della storia”. Da sempre, infatti, era legge e consuetudine che un nuovo casato subentrante alla guida di una città o di uno Stato ereditasse dalla precedente dinastia anche le collezioni d’arte. Le opere di valore artistico venivano così trasportate per l’abbellimento di una o dell’altra reggia, oppure divenivano preziosa “merce di scambio”. Agli albori dell’Età dei Lumi, per difendere il patrimonio artistico di Firenze impedendone la dispersione, Anna Maria Luisa decise di usare una nuova arma, quella del Diritto. Così ordinò l’articolo terzo della Convenzione con Francesco Stefano di Lorena, firmata il 31 ottobre 1737 e più nota come Patto di Famiglia, secondo il quale le opere d’arte raccolte dai Medici erano consegnate al nuovo Granduca a condizione che rimanessero vincolate “per sempre” alla città di Firenze e allo Stato di Toscana. Il Patto di Famiglia, confermato dall’Elettrice Palatina nel suo testamento del 5 aprile 1739, entrò in vigore alla sua morte, nel 1743 e salvò, quindi, dalla sicura dispersione la gran parte delle collezioni medicee che rendono Firenze ancora oggi unica al mondo.
Grazie all’autrice, che ha trascritto insieme a Veronica Vestri l’intero testamento, è consentita l’agevole lettura delle volontà di Anna Maria Luisa de’ Medici, compresi gli atti di liberalità verso i poveri di Firenze e il fondo destinato alla costruzione della facciata della Basilica di San Lorenzo (secondo idee e progetti di Michelangelo Buonarroti).
Formato PDF
Polistampa, 2006
Pagine: 188
Caratteristiche: ill. col., br.
Formato: 17x24
ISBN: 978-88-596-0154-8
Settori:
Vedi: