
“Negli ultimi anni ho avvertito il desiderio di raccontare di un tarlo invisibile che ha influito in maniera forte sulla mia infanzia e sulla mia adolescenza e che, seppur in modo diverso dal passato, continua a condizionare la mia vita. La mia buona memoria e la mia naturale predisposizione a scandagliare ogni profondità interiore mi hanno permesso di affrontare questo personale viaggio narrativo. Ho incontrato subito il mio handicap: ho ricordato e rivissuto la voglia di imparare a camminare, il piacere negato di correre a perdifiato e di giocare a pallone con gli altri bambini. Quando i ricordi si sono fatti più vicini e nitidi ho avuto la possibilità di riflettere sul mio impegno politico-amministrativo e sulla profonda delusione, soprattutto sul piano umano, che ne è derivata”.
“Negli ultimi anni ho avvertito il desiderio di raccontare di un tarlo invisibile che ha influito in maniera forte sulla mia infanzia e sulla mia adolescenza e che, seppur in modo diverso dal passato, continua a condizionare la mia vita. La mia buona memoria e la mia naturale predisposizione a scandagliare ogni profondità interiore mi hanno permesso di affrontare questo personale viaggio narrativo. Ho incontrato subito il mio handicap: ho ricordato e rivissuto la voglia di imparare a camminare, il piacere negato di correre a perdifiato e di giocare a pallone con gli altri bambini. Quando i ricordi si sono fatti più vicini e nitidi ho avuto la possibilità di riflettere sul mio impegno politico-amministrativo e sulla profonda delusione, soprattutto sul piano umano, che ne è derivata”.
Polistampa, 1998
Pagine: 144
Caratteristiche: br.
Formato: 13X20
ISBN: 978-88-85977-94-4
Settori: