
“La tensione poetica del libro di Agnese non è tutta intesa al culto della nostalgia, delle aspirazioni che non sarebbero diventate realtà o che, una volta messe in atto, sarebbero state — come sovente accade — tutt’altra cosa, deludendo che le aveva realizzate con tanta fatica. Se la felicità degli anni dell’infanzia era una ‘felicità fatta di niente’, ma tanto intensa da stamparsi indelebile nella mente e nel cuore, ‘un’eredità da amministrare bene’ (scrive Agnese), è perchè ad essa non si doveva nulla in cambio: era così e basta, senza doverla chiedere né negoziare, senza doverla riscattare con la sofferenza e la cognizione del dolore, senza doverne rendere conto a nessuno” (Giuseppe Panella).
“La tensione poetica del libro di Agnese non è tutta intesa al culto della nostalgia, delle aspirazioni che non sarebbero diventate realtà o che, una volta messe in atto, sarebbero state — come sovente accade — tutt’altra cosa, deludendo che le aveva realizzate con tanta fatica. Se la felicità degli anni dell’infanzia era una ‘felicità fatta di niente’, ma tanto intensa da stamparsi indelebile nella mente e nel cuore, ‘un’eredità da amministrare bene’ (scrive Agnese), è perchè ad essa non si doveva nulla in cambio: era così e basta, senza doverla chiedere né negoziare, senza doverla riscattare con la sofferenza e la cognizione del dolore, senza doverne rendere conto a nessuno” (Giuseppe Panella).
Polistampa, 2002
Pagine: 56
Caratteristiche: ill. b/n, br.
ill. b/n, br.
Formato: 14x21
ISBN: 88-8304-459-2
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