Chi non conosce L’opera da tre soldi di Bertold Brecht e Kurt Weill, uno dei capolavori del teatro musicale del nostro secolo? Brecht, com’è noto, si ispirò per il suo lavoro a una celebre ballad opera di John Gay, L’opera del mendicante di cui – senza modificarne troppo la trama – attualizzò l’impianto e la struttura, trasferendone l’azione alla fine dell’800.
La pièce di Gay, messa in scena per la prima volta nel 1728, aveva riscosso subito un grande successo, sicché l’autore scrisse immediatamente un seguito, Polly, nel quale le vicende dei due protagonisti – Polly Peachum e Macheath/Mackie Messer – proseguivano nell’America del Nord.
Stefano Martinelli ha compiuto – ma solo da un punto di vista esteriore – un’operazione analoga a quella di Brecht: ha scritto, ambientandola negli Stati Uniti al tempo della prima guerra mondiale, una tragicommedia che si ispira alla “Polly” settecentesca, ma ha largamente modificato la trama ed evitato con cura di “rifare il verso” al drammaturgo tedesco.
Il suo lavoro – che ha avuto la fortuna di incontrare la musica di un compositore d’eccezione come Alfonso Borghese – è un’esilarante sarabanda di fughe, travestimenti, colpi di scena in cui, più che i toni della polemica sociale, sono accentuati quelli della parodia e della farsa: ciò tuttavia, afferma Guido Fink nella Presentazione, non gli toglie il pregio di un’innegabile attualità.
L’Appendice contiene Polly di John Gay nella prima traduzione italiana a cura di Lucia Loni.
Chi non conosce L’opera da tre soldi di Bertold Brecht e Kurt Weill, uno dei capolavori del teatro musicale del nostro secolo? Brecht, com’è noto, si ispirò per il suo lavoro a una celebre ballad opera di John Gay, L’opera del mendicante di cui – senza modificarne troppo la trama – attualizzò l’impianto e la struttura, trasferendone l’azione alla fine dell’800.
La pièce di Gay, messa in scena per la prima volta nel 1728, aveva riscosso subito un grande successo, sicché l’autore scrisse immediatamente un seguito, Polly, nel quale le vicende dei due protagonisti – Polly Peachum e Macheath/Mackie Messer – proseguivano nell’America del Nord.
Stefano Martinelli ha compiuto – ma solo da un punto di vista esteriore – un’operazione analoga a quella di Brecht: ha scritto, ambientandola negli Stati Uniti al tempo della prima guerra mondiale, una tragicommedia che si ispira alla “Polly” settecentesca, ma ha largamente modificato la trama ed evitato con cura di “rifare il verso” al drammaturgo tedesco.
Il suo lavoro – che ha avuto la fortuna di incontrare la musica di un compositore d’eccezione come Alfonso Borghese – è un’esilarante sarabanda di fughe, travestimenti, colpi di scena in cui, più che i toni della polemica sociale, sono accentuati quelli della parodia e della farsa: ciò tuttavia, afferma Guido Fink nella Presentazione, non gli toglie il pregio di un’innegabile attualità.
L’Appendice contiene Polly di John Gay nella prima traduzione italiana a cura di Lucia Loni.