
Dalla Presentazione di Alessandro Parronchi: “Mi piace questa poesia di Daniele Moretto. […] Mi piace il suo modo impetuoso di afferrare le immagini, la mobilità del suo occhio e del suo pensiero, le situazioni di romanzo che passano dietro i versi e si susseguono, che lui stesso, quando è arrivato in fondo a una poesia, forse non si ricorda più. Mi piace il suo tumultuoso trascorrere, dove anche le cadute non si rivelano tali ma per continui soprassalti mantengono l’impennata dell’inizio; il suo procedere avvampando mentre l’immagine più calma volge improvvisamente in tragedia; il suo aderire alla realtà e staccarsene con violenza. Alcuni testi dell’ultima sezione, La materia del canto, mi sembrano non trovare riscontro nella circostante produzione lirica dei suoi coetanei”.
Dalla Presentazione di Alessandro Parronchi: “Mi piace questa poesia di Daniele Moretto. […] Mi piace il suo modo impetuoso di afferrare le immagini, la mobilità del suo occhio e del suo pensiero, le situazioni di romanzo che passano dietro i versi e si susseguono, che lui stesso, quando è arrivato in fondo a una poesia, forse non si ricorda più. Mi piace il suo tumultuoso trascorrere, dove anche le cadute non si rivelano tali ma per continui soprassalti mantengono l’impennata dell’inizio; il suo procedere avvampando mentre l’immagine più calma volge improvvisamente in tragedia; il suo aderire alla realtà e staccarsene con violenza. Alcuni testi dell’ultima sezione, La materia del canto, mi sembrano non trovare riscontro nella circostante produzione lirica dei suoi coetanei”.