Con Le cattedrali continua la sua opera di critica costruttiva nei confronti di una società industriale incapace di porre l’uomo al centro del suo sviluppo: Moreno, giovane architetto, insegue la chimera di progettare una cattedrale degna delle grandi basiliche della cristianità.
“È quasi una elegante sevizie per la nostra riserva di credulità servirsene con grande disinvoltura e con vera maestria come fa Inisero Cremaschi […] e poi lasciarla sul più bello priva di alimento.
[...] Dai tavoli da disegno dell’università fino all’ultima notizia che ci viene data di lui, l’architetto non ha avuto alcuna distrazione da questo miraggio, non ha fatto né pensato niente altro che labili progetti di forme significative sublimi da offrire agli uomini smarriti di oggi. Una fabula che credo sarebbe piaciuta a Zavattini. Il mondo che scorre e si avvicenda intorno a questo immutabile proponimento produce il suo effetto chisciottesco, come negarlo, e questa crudele discordanza non sfugge al protagonista lucido, ironico, conscio e tuttavia infatuato nel suo progetto [...]”.
“È quasi una elegante sevizie per la nostra riserva di credulità servirsene con grande disinvoltura e con vera maestria come fa Inisero Cremaschi […] e poi lasciarla sul più bello priva di alimento.
[...] Dai tavoli da disegno dell’università fino all’ultima notizia che ci viene data di lui, l’architetto non ha avuto alcuna distrazione da questo miraggio, non ha fatto né pensato niente altro che labili progetti di forme significative sublimi da offrire agli uomini smarriti di oggi. Una fabula che credo sarebbe piaciuta a Zavattini. Il mondo che scorre e si avvicenda intorno a questo immutabile proponimento produce il suo effetto chisciottesco, come negarlo, e questa crudele discordanza non sfugge al protagonista lucido, ironico, conscio e tuttavia infatuato nel suo progetto [...]”.
Con Le cattedrali continua la sua opera di critica costruttiva nei confronti di una società industriale incapace di porre l’uomo al centro del suo sviluppo: Moreno, giovane architetto, insegue la chimera di progettare una cattedrale degna delle grandi basiliche della cristianità.
“È quasi una elegante sevizie per la nostra riserva di credulità servirsene con grande disinvoltura e con vera maestria come fa Inisero Cremaschi […] e poi lasciarla sul più bello priva di alimento.
[...] Dai tavoli da disegno dell’università fino all’ultima notizia che ci viene data di lui, l’architetto non ha avuto alcuna distrazione da questo miraggio, non ha fatto né pensato niente altro che labili progetti di forme significative sublimi da offrire agli uomini smarriti di oggi. Una fabula che credo sarebbe piaciuta a Zavattini. Il mondo che scorre e si avvicenda intorno a questo immutabile proponimento produce il suo effetto chisciottesco, come negarlo, e questa crudele discordanza non sfugge al protagonista lucido, ironico, conscio e tuttavia infatuato nel suo progetto [...]”.
“È quasi una elegante sevizie per la nostra riserva di credulità servirsene con grande disinvoltura e con vera maestria come fa Inisero Cremaschi […] e poi lasciarla sul più bello priva di alimento.
[...] Dai tavoli da disegno dell’università fino all’ultima notizia che ci viene data di lui, l’architetto non ha avuto alcuna distrazione da questo miraggio, non ha fatto né pensato niente altro che labili progetti di forme significative sublimi da offrire agli uomini smarriti di oggi. Una fabula che credo sarebbe piaciuta a Zavattini. Il mondo che scorre e si avvicenda intorno a questo immutabile proponimento produce il suo effetto chisciottesco, come negarlo, e questa crudele discordanza non sfugge al protagonista lucido, ironico, conscio e tuttavia infatuato nel suo progetto [...]”.
Polistampa, 1997
Pagine: 168
Caratteristiche: br.
br.
Formato: 13X20
ISBN:
Collana:
Quaderni in Prosa, 3
Settore: