Dal 12
luglio al 14 ottobre 2007
Apertura:
luglio e agosto 8.15-19.30;
settembre e ottobre 8.15-18.30
Chiusura: primo e ultimo lunedì del mese
INGRESSO GRATUITO
Cabianca
e la civiltà dei Macchiaioli
Giardino BardiniCosta San Giorgio, 4
Firenze
La mostra collettiva “Vincenzo Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli” è un’ampia retrospettiva d’arte moderna che propone un centinaio di opere di questo artista da sempre considerato uno degli artefici della rivoluzione dei pittori realisti toscani. Arricchiranno l’esposizione altri 25 dipinti di altri artisti macchiaioli quali Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega. Sarà una grande occasione offerta al pubblico per confrontarsi con l’opera del pittore macchiaiolo attraverso un’antologica ricca di materiali originali, che colmeranno una grave lacuna negli studi a lui dedicati. Pur essendo sempre ben rappresentato nell’ambito di mostre collettive dedicate ai Macchiaioli, è dal 1927 che non viene dedicata una mostra personale sul pittore veronese. L’esposizione ricostruirà il suo percorso formativo e pittorico, con ricchezza di dipinti anche di altri artisti macchiaioli offrendo così l’opportunità di conoscere l’esperienza di un singolo artista e le sue scelte estetiche attraverso la vicenda dei Macchiaioli come movimento artistico di gruppo. Si potranno ammirare dipinti noti quali “Novellieri fiorentini” o inediti come “Vendemmia in Toscana” del 1854, opere degli anni delle audaci sperimentazioni della “macchia” che Cabianca condusse con Banti e Signorini in Liguria e nella campagna toscana di Montemurlo tra il 1859 e il 1862, sperimentazioni che culminarono nel celebre capolavoro “Il mattino” e nei “Marmi a Carrara Marina” non più visto da quasi un secolo. Gli anni aurei della “macchia”, risultanza del momento centrale del sodalizio con gli amici macchiaioli nella campagna fiorentina di Piagentina e nei paesaggi marini di Castiglioncello e della Versilia, sono testimoniati da capolavori noti quali “Spiaggia a Viareggio” e “Un bagno fra gli scogli”. Lo splendido “Ritorno dai campi” del 1862, non più esposto da decenni, è il dipinto attorno al quale ruoteranno scorci di campagna toscana, inediti o non più visti da tempo. La mostra chiuderà con opere che rappresentano due temi fondamentali della produzione di Cabianca: la poesia dei chiostri e Venezia, opere che evidenziano l’evolversi del percorso dell’artista verso espressioni pittoriche pienamente novecentesche. Infine, grazie all’importante apporto che perviene dagli eredi dell’artista, depositari di un ampio carteggio e di un insieme considerevole di opere, il catalogo edito da Polistampa, sarà ricco di apparati e di documentazione in larga parte inediti.
Col patrocinio di:
Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
Comune di Firenze
Comune
di Orvieto
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Di origini modeste, Vincenzo Cabianca nasce a Verona il 21 giugno 1827, dove compie i primi studi presso il seminario e dal, 1842, all’Accademia di Belle Arti, con la guida di Giovanni Caliari. Nel 1846 passa all’Accademia di Venezia dove segue, con poca convinzione, i corsi del Clementini. La città lagunare non lascia conseguenze visibili nella sua pittura, se non un certo interesse per le espressioni del Settecento veneziano e l’avviarsi della predilezione per il soggetto di genere, precisatosi negli anni successivi. Nel 1848 è coinvolto dai moti di liberazione; nel 1849 partecipa alla difesa di Bologna. Nel 1953, forse per motivi politici, si trasferisce a Firenze dove, con Severini e Borrani si lega al nascente gruppo macchiaiolo, frequenta il Caffè dell’Onore e, dal 1855, il famoso Caffè Michelangelo. Fattori ricorda che Cabianca è il primo a mostrare un quadro macchiaiolo (un maiale nero su un muro bianco) ed infatti il veronese è tra i primi a seguire i nuovi principi luministici, dei quali è assertore convinto. Nel 1861 Cabianca visita Parigi insieme a Signorini, senza restarne particolarmente impressionato, l’anno seguente torna in Toscana e dipinge a Montemurlo; non abbandona tuttavia il soggetto storico-accademico, se all’esposizione di Firenze del 1861 presenta i “Novellieri fiorentini del secolo XIV”. La componente accademica si fa più evidente durante il soggiorno a Parma protrattosi per circa sette anni, dal 1863, con frequenti visite a Firenze e a Roma, dove si trasferisce nel 1870, stringendo amicizia con Nino Costa e ricominciando a dipingere dal vero piccoli quadri condotti secondo la tecnica macchiaiola. Nella fitta produzione degli anni Settanta e Ottanta troviamo belle prove pittoriche risalenti ai soggiorni presso Diego Martelli a Castiglioncello, e i molti paesaggi della campagna intorno ad Anzio e Nettuno. Nel 1876 è tra i fondatori della Società degli Acquerellisti, nel 1886, insieme a Coleman, Costa, De Maria aderisce al gruppo romano antiaccademico “In Arte Libertas”. Nel 1893 una paralisi lo costringe a una quasi totale inattività. Muore a Roma nel 1902. |
I
novellieri fiorentini del XIV secolo, 1860 |
Biografia di Vincenzo Cabianca