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Edizioni Polistampa
Foto
Alberto Cipriani Industrial Foto, Firenze
Con il contributo di
Banco Desio Toscana
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“Le opere che Carlo Testi presenta negli spazi di via Santa Maria, nel cuore della Firenze d’Oltrarno, generosa di memorie, spirito associativo, umori popolari di origine sia socialista che cattolica, offrono una nuova occasione per incontrare una pittura sincera, appassionata, destinata ad ingabbiare gli spiriti critici più accesi e militanti, in un fare pacato e onesto. Tanto è limpida, la pittura di Testi, da rendere quasi pleonastico qualsiasi scritto di presentazione. Come accadeva in stagioni lontane dell’arte, o forse vicine, ma rimosse in modo così drastico da farle sembrare e sentire remote, la pittura di Testi si presenta come un rito privo di particolari scaltrezze. L’artista non pretende di servire un banchetto con portate inusitate. Egli offre il proprio talento pittorico con grazia e senza studiate ritrosie. Testi si affida al gesto e al colore. La sua composizione è nelle risorse della sovrapposizione dei colori, nel loro peso materico, nell’equilibrio che i toni raggiungono sulla tela o sulla tavola. Poiché è un lirico puro, non cerca formule speciali, ma solo il modo più efficace per rendere visivamente il prolungato fascino di un tramonto, o l’emozione provata di fronte alla natura”. |
Inverno a Venezia |
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“Solo questo, la pittura di Testi ci chiede: essere complici e testimoni di una persistente capacità di emozionarsi davanti a ciò che la vita ci offre. Egli non si rivolge ai sofisticati intelletti dei critici militanti; non credo che le patinate pagine di “Flash Art” o di testate simili, si apriranno per lui. La sua arte genuina è oggi condannata ad essere quasi di nicchia, poiché non si presta ad edulcorati e ipocriti esercizi speculativi in puro critichese. Nei suoi quadri, ciò che si vede, è. Forse, quest’apparente, basilare verità è diventata più eversiva di mille esegesi basate sul nulla e fatte di nulla. Testi è una persona di buone letture e non priva di cultura. Poiché non gli fanno difetto né la capacità di esprimersi con la parola detta e scritta, né l’ironia, dote dell’intelligenza, potrebbe mettersi a dipingere quadri legati da un fil-rouge letterario, ad esempio. Oppure, potrebbe dare alla sua pittura un impianto enigmatico, tale da suggerire la presenza di insospettate chiavi critiche entro e oltre l’opera. Invece, continua nel suo pacato esercizio pittorico, si appella alle esperienze e alla sensibilità del pubblico, e non permette che il suo lavoro artistico sia turbato da inopportune fregole critiche”. |
Marina a Quercianella |
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“Non ci sono opere-chiave, nella sua produzione, poiché ogni dipinto pare conservare, intatta, la medesima capacità di sorprendersi e di guardare con umiltà i meccanismi, silenziosi ed esatti, della natura. I frequenti viaggi in Marocco hanno portato una luce diversa, che talvolta si è come fusa con la luce toscana, a lui cara e assorbita con voluttà nelle lunghe ore trascorse nei campi o sulle rive d’Arno. Fortezza di Essaouira trattiene una memoria delle terre d’Africa che Testi non ha calcato come un novello Matisse, o come un erede di Maestri ottocenteschi; non c’è spazio per un rigurgito romantico e non c’è materia per una competizione con esiti espressivi dei grandi del ’900 storico. Ancora una volta, si è davanti a un’emozione che prende spunto da una costruzione architettonica, da un’ora del giorno e dalla luce còlta in un prolungato stato di rapimento sensuale. È una situazione interiore, quella che il pittore ci presenta, non un quadro realizzato secondo i canoni formali acquisiti dal gusto e rimandati dalle accademie. Non sorprenda, pertanto, che il disegno sia sovente solo un debole supporto alla pittura. L’artista dice attraverso il colore, usato in un modo istintivo e al tempo stesso sicuro…” dalla presentazione di Stefano De Rosa |
Il
Comano |
Biografia di Carlo Testi