Renzo Grazzini nacque nel quartiere di Santa Croce a Firenze nel 1912. Suo padre faceva il calzolaio, la madre era casalinga. Grazzini s’iscrisse all’Istituto d’Arte, dove diventò amico di Bruno Bècchi. Si rafforzò anche l’amicizia con Vasco Pratolini (conosciuto dall’infanzia) che lo portò da Rosai con il quale poi ebbe un’intensa corrispondenza.
Nel 1933 cominciò a collaborare con i suoi disegni ai periodici Il Bargello e L’Universale. Nel giugno 1933 finì in carcere per una rissa con uno squadrista. Si diplomò nel 1934 e nell’ottobre fu al corso allievi ufficiali a Spoleto. Quindi venne inviato in Libia. Poi, in Abissinia.
Tornato dopo due anni, ritrovò Vasco e Bruno. Nel 1939 Renzo fu richiamato e mandato in Albania. Tornato a Firenze entrò nella Resistenza. Sposò la vedova di Bruno Bècchi, morto in battaglia. Nel dicembre 1945 gli nacque un figlio, Giovanni.
Dal 1946 al 1972 ha insegnato all’Istituto d’Arte di Porta Romana come maestro d’arte prima, titolare della cattedra di pittura poi. Solo dopo la fine della guerra ha vissuto intensamente e pienamente la sua vita culturale e artistica. Ha vinto i premi «Pontedera», «Sassari», «Golfo della Spezia», «Modigliani». La sua prima personale risale al 1946. In seguito ne terrà circa ottanta. Ha partecipato a mostre ufficiali di pittura italiana negli Stati Uniti, in Sudafrica, in Australia e in vari Paesi europei. Sue opere si trovano, tra l’altro, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Museo della Guerra in Europa di Washington, alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Una sua opera fu richiesta nel 1984 per la raccolta degli autoritratti della Galleria degli Uffizi.
Nel 1987 l’Accademia delle Arti del Disegno presenta una vasta scelta del suo lavoro curata e presentata da Alessandro Parronchi. Il 28 gennaio 1990 Renzo Grazzini muore. Nel 1997 a San Miniato di Pisa l’Accademia degli Euteleti gli allestisce una grande mostra antologica.
Renzo Grazzini nacque nel quartiere di Santa Croce a Firenze nel 1912. Suo padre faceva il calzolaio, la madre era casalinga. Grazzini s’iscrisse all’Istituto d’Arte, dove diventò amico di Bruno Bècchi. Si rafforzò anche l’amicizia con Vasco Pratolini (conosciuto dall’infanzia) che lo portò da Rosai con il quale poi ebbe un’intensa corrispondenza.
Nel 1933 cominciò a collaborare con i suoi disegni ai periodici Il Bargello e L’Universale. Nel giugno 1933 finì in carcere per una rissa con uno squadrista. Si diplomò nel 1934 e nell’ottobre fu al corso allievi ufficiali a Spoleto. Quindi venne inviato in Libia. Poi, in Abissinia.
Tornato dopo due anni, ritrovò Vasco e Bruno. Nel 1939 Renzo fu richiamato e mandato in Albania. Tornato a Firenze entrò nella Resistenza. Sposò la vedova di Bruno Bècchi, morto in battaglia. Nel dicembre 1945 gli nacque un figlio, Giovanni.
Dal 1946 al 1972 ha insegnato all’Istituto d’Arte di Porta Romana come maestro d’arte prima, titolare della cattedra di pittura poi. Solo dopo la fine della guerra ha vissuto intensamente e pienamente la sua vita culturale e artistica. Ha vinto i premi «Pontedera», «Sassari», «Golfo della Spezia», «Modigliani». La sua prima personale risale al 1946. In seguito ne terrà circa ottanta. Ha partecipato a mostre ufficiali di pittura italiana negli Stati Uniti, in Sudafrica, in Australia e in vari Paesi europei. Sue opere si trovano, tra l’altro, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Museo della Guerra in Europa di Washington, alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Una sua opera fu richiesta nel 1984 per la raccolta degli autoritratti della Galleria degli Uffizi.
Nel 1987 l’Accademia delle Arti del Disegno presenta una vasta scelta del suo lavoro curata e presentata da Alessandro Parronchi. Il 28 gennaio 1990 Renzo Grazzini muore. Nel 1997 a San Miniato di Pisa l’Accademia degli Euteleti gli allestisce una grande mostra antologica.