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Mario Chellini

Mario Chellini

Mario Chellini nasce a Sesto Fiorentino il 13 settembre del 1912, ultimo di sei fratelli e una sorella, da Cesare, titolare di una stalla con cavalli e carrozze, e da Elivia, casalinga. Frequenta la scuola fino alla quarta elementare e inizia a lavorare come garzone e venditore di bibite in un cinema. È un ragazzo quando inizia a disegnare e dipingere con capacità straordinarie. A quindici anni è assunto come decoratore alla Richard Ginori e poi alla Salviati e Carnesecchi. Studia disegno e pittura presso la Scuola libera del nudo e fa pratica nello studio del pittore Ennio Pozzi.
Nel 1934 partecipa a una collettiva di artisti sestesi, ma nel 1939 è chiamato a far parte dell’esercito per l’occupazione dell’Albania. Vi farà ritorno nel 1940 per recarsi sul fronte greco a combattere una guerra sciagurata segnata da freddo, fame e pidocchi. Il congelamento dei piedi lo costringe a tornare in Italia da dove però, terminata la convalescenza, è richiamato per l’Africa. Dopo l’esperienza dell’Albania però decide di non presentarsi, rischiando la corte marziale. Nel 1944 partecipa alla lotta partigiana come staffetta. Nel gennaio del 1945 si arruola volontario nell’esercito di Liberazione Nazionale, nel gruppo Cremona, combattendo sulla linea gotica. Finita la guerra, torna a casa e riprende a dipingere e esponendo a Sesto e a Firenze. Nel 1947 conosce Annetta Bartolini, che sposerà l’anno dopo, e si trasferisce a Firenze, dove Annetta lavora come domestica. Nei due anni successivi nascono Paolo e Carlo. Consapevole della responsabilità nei confronti della famiglia, Mario decide di trovare un impiego più stabile e sicuro. È assunto come decoratore in una fabbrica di ceramiche artistiche a Firenze e integra lo stipendio dipingendo miniature per un orafo di Ponte Vecchio, copiando quadri antichi, decorando mobili.
Con la perdita del lavoro di Annetta arriva lo sfratto e la famiglia si trasferisce in una casa popolare all’Isolotto. Nel 1973 Mario va in pensione e finalmente realizza il sogno di una vita: dipingere. Vi si dedica con anima e corpo, ma a mostrare i lavori al pubblico non pensa. Sono i figli che lo spronano ad allestire alcune personali tra il 1976 e il 1995 all’Impruneta, Scandicci, Firenze. Mario Chellini è morto a Firenze il 30 gennaio del 2000.

Mario Chellini nasce a Sesto Fiorentino il 13 settembre del 1912, ultimo di sei fratelli e una sorella, da Cesare, titolare di una stalla con cavalli e carrozze, e da Elivia, casalinga. Frequenta la scuola fino alla quarta elementare e inizia a lavorare come garzone e venditore di bibite in un cinema. È un ragazzo quando inizia a disegnare e dipingere con capacità straordinarie. A quindici anni è assunto come decoratore alla Richard Ginori e poi alla Salviati e Carnesecchi. Studia disegno e pittura presso la Scuola libera del nudo e fa pratica nello studio del pittore Ennio Pozzi.
Nel 1934 partecipa a una collettiva di artisti sestesi, ma nel 1939 è chiamato a far parte dell’esercito per l’occupazione dell’Albania. Vi farà ritorno nel 1940 per recarsi sul fronte greco a combattere una guerra sciagurata segnata da freddo, fame e pidocchi. Il congelamento dei piedi lo costringe a tornare in Italia da dove però, terminata la convalescenza, è richiamato per l’Africa. Dopo l’esperienza dell’Albania però decide di non presentarsi, rischiando la corte marziale. Nel 1944 partecipa alla lotta partigiana come staffetta. Nel gennaio del 1945 si arruola volontario nell’esercito di Liberazione Nazionale, nel gruppo Cremona, combattendo sulla linea gotica. Finita la guerra, torna a casa e riprende a dipingere e esponendo a Sesto e a Firenze. Nel 1947 conosce Annetta Bartolini, che sposerà l’anno dopo, e si trasferisce a Firenze, dove Annetta lavora come domestica. Nei due anni successivi nascono Paolo e Carlo. Consapevole della responsabilità nei confronti della famiglia, Mario decide di trovare un impiego più stabile e sicuro. È assunto come decoratore in una fabbrica di ceramiche artistiche a Firenze e integra lo stipendio dipingendo miniature per un orafo di Ponte Vecchio, copiando quadri antichi, decorando mobili.
Con la perdita del lavoro di Annetta arriva lo sfratto e la famiglia si trasferisce in una casa popolare all’Isolotto. Nel 1973 Mario va in pensione e finalmente realizza il sogno di una vita: dipingere. Vi si dedica con anima e corpo, ma a mostrare i lavori al pubblico non pensa. Sono i figli che lo spronano ad allestire alcune personali tra il 1976 e il 1995 all’Impruneta, Scandicci, Firenze. Mario Chellini è morto a Firenze il 30 gennaio del 2000.

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