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Filippo De Pisis

Filippo De Pisis

Nato a Ferrara nel 1896 da una famiglia di nobili origini, Luigi Filippo Tibertelli , che in seguito riprenderà parte del cognome della famiglia caduto in disuso, inizia la sua formazione artistica a casa sotto la guida di precettori. Ad appena dieci anni allestisce in soffitta la sua prima “cameretta”, dove si ritira a scrivere. Preso da studi di entomologia e botanica, vi raccoglie oggetti curiosi come erbe, conchiglie, farfalle, animali impagliati, foto e quadri. De Pisis si sente soprattutto scrittore. Scrive novelle e saggi, tiene conferenze ed è in corrispondenza epistolare con intellettuali del calibro di Giovanni Pascoli. Legge inoltre riviste d’avanguardia e frequenta i circoli futuristi. Esentato dal servizio militare, dal 1915 vive tra Bologna e Ferrara, dove studia lettere e filosofia. Fondamentale nella sua formazione è la frequentazione dei fratelli Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, arrivati a Ferrara nel 1915 per il servizio militare: insieme a Carlo Carrà formano il nucleo della scuola metafisica. Tramite loro entra in contatto con l’avanguardia francese, Ardengo Soffici e Tristan Tzara. Finita la guerra si sposta a Roma, città che segna l’inizio della vocazione alla pittura, qui frequenta il gruppo del secondo futurismo e inizia a elaborare le sue caratteristiche nature morte. Nel 1920 la Casa d’arte Bragaglia gli dedica la sua prima mostra personale. Nel 1925 si trasferisce a Parigi, dove la sua pittura incontra il favore del mercato e dove incontra artisti come Georges Braque, Henri Matisse e Pablo Picasso. Inizia a dipingere vedute parigine, copie dall’antico, nature morte e studi di nudo, partecipando al gruppo “Les Italiens de Paris” e alle mostre del Novecento Italiano. Gli anni Trenta sono segnati sia da mostre personali che dalla presenza in rassegne come la Quadriennale del 1931 e le Biennali veneziane del 1930 e 1932. Dopo lo scoppio della guerra si stabilisce prima a Milano e poi nel 1943 a Venezia, dove si dedica alla pittura di vedute. Negli anni Quaranta si susseguono mostre, tra cui un’esposizione a New York e una sala personale alla Biennale veneziana del 1948. L’ultimo decennio della sua vita è segnato da precarie condizioni di salute a causa di una grave forma di arteriosclerosi, che nel 1949 lo costringe al ricovero. Nell’estate del 1951 viene allestita la sua prima grande antologica al Castello Estense di Ferrara. Morirà a Milano il 2 aprile 1956 e due mesi dopo la Biennale gli dedicherà una vasta retrospettiva.

Born in Ferrara in 1896 from a family of noble origins, Luigi Filippo Tibertelli, who would later take back part of the family’s surname which had fallen into disuse, began his artistic training at home under the guidance of tutors. At just ten years old, he sets up his first “bedroom” in the attic, where he retires to write. Taken from studies of entomology and botany, it collects curious objects such as herbs, shells, butterflies, stuffed animals, photos and paintings. De Pisis feels above all a writer. He writes short stories and essays, lectures and is in correspondence with intellectuals of the caliber of Giovanni Pascoli. He also reads avant-garde magazines and frequents futurist circles. Exempted from military service, he has lived between Bologna and Ferrara since 1915, where he studies literature and philosophy. Fundamental in his training is the attendance of the brothers Giorgio de Chirico and Alberto Savinio, who arrived in Ferrara in 1915 for military service: together with Carlo Carrà they form the core of the metaphysical school. Through them he comes into contact with the French avant-garde, Ardengo Soffici and Tristan Tzara. After the war he moved to Rome, a city that marked the beginning of his vocation to painting, where he frequented the group of the second Futurism and began to elaborate his characteristic still lifes. In 1920 the Bragaglia art house dedicated his first personal exhibition to him. In 1925 he moved to Paris, where his painting meets the favor of the market and where he meets artists such as Georges Braque, Henri Matisse and Pablo Picasso. He began to paint Parisian views, copies of antiquities, still lifes and nude studies, participating in the group “Les Italiens de Paris” and in the exhibitions of the Italian twentieth century. The Thirties are marked by both personal exhibitions and by the presence in reviews such as the Quadrennial of 1931 and the Venice Biennials of 1930 and 1932.After the outbreak of the war he settled first in Milan and then in Venice in 1943, where he devoted himself to painting views. In the 1940s, exhibitions followed one another, including an exhibition in New York and a personal room at the 1948 Venice Biennale. The last decade of his life was marked by precarious health conditions due to a severe form of arteriosclerosis, which in 1949 forces him to hospitalization. In the summer of 1951 his first major retrospective was set up at the Estense Castle in Ferrara. He will die in Milan on April 2, 1956 and two months after the Biennale will dedicate a vast retrospective to him.

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