Roberto Venturi nasce nel 1944 a Paoluccio, minuscola
borgata a monte dell’Orsigna. La sua passione per il disegno risale
all’infanzia, portandolo a iscriversi all’istituto d’arte Petrocchi di Pistoia,
dove si trasferisce con tutta la famiglia. Alla scuola conosce importanti
artisti tra cui Pietro Bugiani, Umberto Mariotti,
Alberto Caligiani e Marino Marini. Ma più determinante è per lui l’insegnamento
di Bugiani, che lo avvicina a Giotto, Masaccio, l’Angelico, Paolo Uccello, Cézanne
o ai nostri Carrà, Morandi, Rosai, Bernasconi. Dopo l’alluvione del ’66 Venturi
inizia a lavorare come restauratore nella prestigiosa impresa fiorentina di
Rosi, Tintori e Del Serra. Nel frattempo sposa Vivetta, originaria della
Maremma, i cui paesaggi pieni di luce sono esposti nel 1971 alla Galleria 70 in
Porta al Borgo di Pistoia. Nel 1977 si mette in proprio come decoratore,
dedicando più tempo alla pittura. Fra i colleghi anziani frequentati, quelli
nati negli anni trenta, è con Sigfrido Bartolini e Aldo Frosini in particolare
che mantiene rapporti di amicizia. Cessata nel 2004 l’attività di decoratore,
si cimenta con l’affresco e nel 2006 gli viene affidato il restauro della
chiesa di Sant’Atanasio in Orsigna: il recupero degli affreschi ottocenteschi
di Bartolomeo Valiani, lo occupa fino al 2010. A seguito di questa esperienza è
poi chiamato a restaurare gli affreschi della Biblioteca Fabroniana a Pistoia.
Di lui hanno scritto Pietro Bugiani, Carlo Canepari, Alfio Del Serra, Paolo
Gestri, Roberto Giovannelli, Carlo Lapucci, Elvio Natali, Tommaso Paloscia,
Dino Pasquali, Lucia Raveggi, Mario Rotta, Umberto Semplici, Siliano Simoncini,
Salvatore Sorbello, Sergio Tosi.
Roberto Venturi nasce nel 1944 a Paoluccio, minuscola
borgata a monte dell’Orsigna. La sua passione per il disegno risale
all’infanzia, portandolo a iscriversi all’istituto d’arte Petrocchi di Pistoia,
dove si trasferisce con tutta la famiglia. Alla scuola conosce importanti
artisti tra cui Pietro Bugiani, Umberto Mariotti,
Alberto Caligiani e Marino Marini. Ma più determinante è per lui l’insegnamento
di Bugiani, che lo avvicina a Giotto, Masaccio, l’Angelico, Paolo Uccello, Cézanne
o ai nostri Carrà, Morandi, Rosai, Bernasconi. Dopo l’alluvione del ’66 Venturi
inizia a lavorare come restauratore nella prestigiosa impresa fiorentina di
Rosi, Tintori e Del Serra. Nel frattempo sposa Vivetta, originaria della
Maremma, i cui paesaggi pieni di luce sono esposti nel 1971 alla Galleria 70 in
Porta al Borgo di Pistoia. Nel 1977 si mette in proprio come decoratore,
dedicando più tempo alla pittura. Fra i colleghi anziani frequentati, quelli
nati negli anni trenta, è con Sigfrido Bartolini e Aldo Frosini in particolare
che mantiene rapporti di amicizia. Cessata nel 2004 l’attività di decoratore,
si cimenta con l’affresco e nel 2006 gli viene affidato il restauro della
chiesa di Sant’Atanasio in Orsigna: il recupero degli affreschi ottocenteschi
di Bartolomeo Valiani, lo occupa fino al 2010. A seguito di questa esperienza è
poi chiamato a restaurare gli affreschi della Biblioteca Fabroniana a Pistoia.
Di lui hanno scritto Pietro Bugiani, Carlo Canepari, Alfio Del Serra, Paolo
Gestri, Roberto Giovannelli, Carlo Lapucci, Elvio Natali, Tommaso Paloscia,
Dino Pasquali, Lucia Raveggi, Mario Rotta, Umberto Semplici, Siliano Simoncini,
Salvatore Sorbello, Sergio Tosi.