Nato a Fognano (Pistoia) nel 1922 da famiglia di umili
origini ma di vera sensibilità culturale Vivarelli, appena terminati gli studi
alla Scuola Artigiana, rispondendo a un urgente bisogno interiore, s’iscrisse
all’Istituto d’Arte di Firenze. Nel 1942, chiamato alle armi, fu destinato
prima in Montenegro poi in Albania da dove, dopo l’8 settembre 1943, iniziò una
prigionia fatta di umiliazioni e sofferenze passando dalla Bulgaria
all’Ungheria all’Austria e alla Germania, da dove l’anno seguente riuscì a
fuggire per tornare in Italia.
Stabilitosi a Firenze, nel 1949 si sposa con Gianna Pini. Nel 1951 lo scultore
va a lavorare alla Fonderia Michelucci dove incontra Giovanni Michelucci,
pistoiese come lui, con il quale nasce una proficua collaborazione da cui
sortiranno anche i famosi Crocifissi per la Chiesa della Vergine di
Pistoia e per quella di San Giovanni (Autostrada del Sole).
Un altro significativo incontro professionale avverrà nel 1955 con l’architetto
russo-americano Oskar Storonov, conosciuto a Firenze, con cui affronta i
problemi del rapporto tra scultura e architettura urbana dal cui esito
usciranno le opere collocate nelle grandi piazze di Philadelphia e Detroit.
Seguono anni ricchi di contatti con talenti artistici quali Rafael Alberti,
Rodriguez Aguileira, Miguel Angel Asturias e Le Corbusier e con istituzioni
come l’UAW Family Education Center presieduta da Walter Reuther nel Black Lake
del Michigan presso il quale Vivarelli lavorerà per sei anni consecutivi. Gli
anni Sessanta sono anche fecondi di aperture verso nuove forme espressive.
Vivarelli partecipa da protagonista alla formazione del Gruppo
Intrarealista che nasce a Firenze nel 1967 per iniziativa di pittori, scultori
e letterati di varia nazionalità che intendono esprimere qualcosa di nuovo e
dirlo in modo diverso.
Dal 1970 agli anni Duemila l’opera di Vivarelli si distingue per una serie
crescente di opere che da un lato affrontano i temi più vivi e laceranti della
condizione esistenziale e dall’altro i valori del sacrificio e della
solidarietà tra gli uomini. Vivarelli ha donato il suo immenso patrimonio
artistico alla città di Pistoia che, per la sua tutela e valorizzazione, ha
costituito assieme lui la Fondazione pistoiese che porta il suo nome. Jorio
Vivarelli è deceduto nel settembre 2008.
Nato a Fognano (Pistoia) nel 1922 da famiglia di umili
origini ma di vera sensibilità culturale Vivarelli, appena terminati gli studi
alla Scuola Artigiana, rispondendo a un urgente bisogno interiore, s’iscrisse
all’Istituto d’Arte di Firenze. Nel 1942, chiamato alle armi, fu destinato
prima in Montenegro poi in Albania da dove, dopo l’8 settembre 1943, iniziò una
prigionia fatta di umiliazioni e sofferenze passando dalla Bulgaria
all’Ungheria all’Austria e alla Germania, da dove l’anno seguente riuscì a
fuggire per tornare in Italia.
Stabilitosi a Firenze, nel 1949 si sposa con Gianna Pini. Nel 1951 lo scultore
va a lavorare alla Fonderia Michelucci dove incontra Giovanni Michelucci,
pistoiese come lui, con il quale nasce una proficua collaborazione da cui
sortiranno anche i famosi Crocifissi per la Chiesa della Vergine di
Pistoia e per quella di San Giovanni (Autostrada del Sole).
Un altro significativo incontro professionale avverrà nel 1955 con l’architetto
russo-americano Oskar Storonov, conosciuto a Firenze, con cui affronta i
problemi del rapporto tra scultura e architettura urbana dal cui esito
usciranno le opere collocate nelle grandi piazze di Philadelphia e Detroit.
Seguono anni ricchi di contatti con talenti artistici quali Rafael Alberti,
Rodriguez Aguileira, Miguel Angel Asturias e Le Corbusier e con istituzioni
come l’UAW Family Education Center presieduta da Walter Reuther nel Black Lake
del Michigan presso il quale Vivarelli lavorerà per sei anni consecutivi. Gli
anni Sessanta sono anche fecondi di aperture verso nuove forme espressive.
Vivarelli partecipa da protagonista alla formazione del Gruppo
Intrarealista che nasce a Firenze nel 1967 per iniziativa di pittori, scultori
e letterati di varia nazionalità che intendono esprimere qualcosa di nuovo e
dirlo in modo diverso.
Dal 1970 agli anni Duemila l’opera di Vivarelli si distingue per una serie
crescente di opere che da un lato affrontano i temi più vivi e laceranti della
condizione esistenziale e dall’altro i valori del sacrificio e della
solidarietà tra gli uomini. Vivarelli ha donato il suo immenso patrimonio
artistico alla città di Pistoia che, per la sua tutela e valorizzazione, ha
costituito assieme lui la Fondazione pistoiese che porta il suo nome. Jorio
Vivarelli è deceduto nel settembre 2008.