Mario Cini è nato nel 1924 a Firenze, dove vive e lavora.
Esordisce sulla scena artistica fiorentina con due mostre personali al circolo
degli artisti “Casa di Dante” nella seconda metà degli anni ’50. Da qui
prenderà avvio tutta una serie di esposizioni nonché di importanti rassegne
d’arte, che lo attestano come artista particolarmente attivo sul territorio
fiorentino e toscano – sebbene non siano mancati i riconoscimenti in ambito
internazionale, come il Michelangelo d’Oro nel 1971 e le personali organizzate
a Copenaghen e Nyborg (Danimarca) nel 1976.
La sua ricerca è incentrata su sovrapposizioni di segni, materia, colori intesi
come corpi luminosi, dando «rilievo e consistenza a un proprio linguaggio che
accoglie istanze non figurative senza rifiutare i connotati interiori
dell’immagine», come sottolinea il critico Nicola Nuti. Per questo motivo la
pittura di Cini è stata spesso accostata alla poetica informale, sebbene si
scorga nella sua arte una lettura squisitamente personale della materia
vibrante, del moto impetuoso, la cui resa è affidata quasi esclusivamente a
segni luminosi che squarciano la superficie dei quadri suggerendone
un’ulteriore dimensione, più remota, più pindarica, più trasognata.
Dal 1990 il Maestro fiorentino condivide il proprio percorso artistico con i
detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano, che ha seguito per realizzare
dei murales all’interno dei vari locali del penitenziario affidando nuovamente
all’insegnamento il compito di educare, nella sua antica accezione di “guidare
le persone a riconoscere e mettere a frutto le proprie potenzialità”.
Mario Cini è nato nel 1924 a Firenze, dove vive e lavora.
Esordisce sulla scena artistica fiorentina con due mostre personali al circolo
degli artisti “Casa di Dante” nella seconda metà degli anni ’50. Da qui
prenderà avvio tutta una serie di esposizioni nonché di importanti rassegne
d’arte, che lo attestano come artista particolarmente attivo sul territorio
fiorentino e toscano – sebbene non siano mancati i riconoscimenti in ambito
internazionale, come il Michelangelo d’Oro nel 1971 e le personali organizzate
a Copenaghen e Nyborg (Danimarca) nel 1976.
La sua ricerca è incentrata su sovrapposizioni di segni, materia, colori intesi
come corpi luminosi, dando «rilievo e consistenza a un proprio linguaggio che
accoglie istanze non figurative senza rifiutare i connotati interiori
dell’immagine», come sottolinea il critico Nicola Nuti. Per questo motivo la
pittura di Cini è stata spesso accostata alla poetica informale, sebbene si
scorga nella sua arte una lettura squisitamente personale della materia
vibrante, del moto impetuoso, la cui resa è affidata quasi esclusivamente a
segni luminosi che squarciano la superficie dei quadri suggerendone
un’ulteriore dimensione, più remota, più pindarica, più trasognata.
Dal 1990 il Maestro fiorentino condivide il proprio percorso artistico con i
detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano, che ha seguito per realizzare
dei murales all’interno dei vari locali del penitenziario affidando nuovamente
all’insegnamento il compito di educare, nella sua antica accezione di “guidare
le persone a riconoscere e mettere a frutto le proprie potenzialità”.