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Ardelio Mucci

Ardelio Mucci

«Ardelio Mucci è artista di singolare, davvero rara riservatezza. Dedicandosi da anni alla pittura, e alle tecniche grafiche dell’incisione e del disegno a matita o a pastello, con esiti di sostenuta qualità formale, ha mostrato il proprio lavoro con incredibile parsimonia, quasi ritroso a licenziare all’avventura mondana le proprie immagini. Del resto, non si può dire che il catalogo delle opere eseguite sia sovrabbondante. Anche dal punto di vista quantitativo Mucci contravviene una regola basilare dell’attuale sistema artistico, e del mercato che ne è l’asse: l’ubiquità della presenza e quindi la necessità di una produzione adeguata all’entità della richiesta. Egli difatti non può esibire che pochi dipinti o disegni, ognuno certamente inappuntabile e, si direbbe, quintessenziale, molto meditato e filtrato, talché lo percepisci, in verità, come l’approdo e la prova selezionata d’un itinerario più fittamente cosparso di opere. Il che, in fondo, corrisponde a una verità profonda e intuitiva, nel senso che davvero una tavola eseguita implica un lungo processo di riflessione e di sedimentazione, una decantazione a priori che si traduce, sul piano concreto dell’immagine data, nell’assolutezza e nella rappresentatività di ogni singola composizione…» (Nicola Micieli, ottobre 1989)

«Ardelio Mucci è artista di singolare, davvero rara riservatezza. Dedicandosi da anni alla pittura, e alle tecniche grafiche dell’incisione e del disegno a matita o a pastello, con esiti di sostenuta qualità formale, ha mostrato il proprio lavoro con incredibile parsimonia, quasi ritroso a licenziare all’avventura mondana le proprie immagini. Del resto, non si può dire che il catalogo delle opere eseguite sia sovrabbondante. Anche dal punto di vista quantitativo Mucci contravviene una regola basilare dell’attuale sistema artistico, e del mercato che ne è l’asse: l’ubiquità della presenza e quindi la necessità di una produzione adeguata all’entità della richiesta. Egli difatti non può esibire che pochi dipinti o disegni, ognuno certamente inappuntabile e, si direbbe, quintessenziale, molto meditato e filtrato, talché lo percepisci, in verità, come l’approdo e la prova selezionata d’un itinerario più fittamente cosparso di opere. Il che, in fondo, corrisponde a una verità profonda e intuitiva, nel senso che davvero una tavola eseguita implica un lungo processo di riflessione e di sedimentazione, una decantazione a priori che si traduce, sul piano concreto dell’immagine data, nell’assolutezza e nella rappresentatività di ogni singola composizione…» (Nicola Micieli, ottobre 1989)

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