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Paolo Tommasi

Paolo Tommasi

Paolo Tommasi è nato ad Ancona il 29 giugno del 1928.
I suoi anni giovanili sono segnati dalla guerra, dalla deportazione e morte del padre nel lager di Mauthausen, un marchio indelebile che s’imprime sulla sua natura riservata e riflessiva.
Abbandonati gli studi in Ingegneria a Bologna, si trasferisce a Roma per iscriversi alla Facoltà di Architettura, conseguendo la laurea nel 1956. Contemporaneamente coltiva la passione per il teatro e la pittura. Nel 1952 entra nella Compagnia dell’Opera dei Burattini, fondata da Maria Signorelli, con cui compie varie tournées in Europa distinguendosi per le sue originali messinscene del “gioco della vita”. Si perfeziona quindi nella recitazione e nella regia frequentando l’Accademia d’arte drammatica “Pietro Sharoff”, il Teatro Ateneo, ed e fra gli interpreti della Compagnia di prosa dell’attore e capocomico Sergio Tofano. Risale al 1957, nell’Otello interpretato da Vittorio Gassman e Salvo Randone, e nel film peplum di Pietro Francisci Le fatiche di Ercole, l’esordio nella collaborazione con il noto scenografo e costumista Giulio Coltellacci. In seguito, nel 1962, farà con lui il giro del mondo.
Nel 1958 tiene la sua prima mostra a Parigi. L’anno successivo espone a Roma nella Galleria L’Obelisco di Irene Brin e Gaspero del Corso. Seguiranno le esposizioni di New York (Bianchini Gallery 1961-1964) e quelle in Giappone (1966). Nel 1963 accompagna la storica dell’Olocausto Miriam Novithc nel viaggio attraverso i lager nazisti dell’Europa. Quest’esperienza determina una profonda crisi esistenziale che solo l’incontro con l’India e la psicanalisi junghiana consentono di elaborare.
La sua attività si divide ora tra architettura d’interni, design, teatro e pittura. Tra i suoi committenti figurano esponenti dello spettacolo e della moda internazionale, da Marcello Mastroianni alle sorelle Carita. Per loro realizza la rinomata Maison de Beauté a Parigi, inaugurata nel 1967. Per il cinema, nel 1965 è fra gli scenografi di Questa volta parliamo di uomini, con la regia di Lina Wertmüller e, nel 1968, scenografo e costumista in Toh, è morta la nonna! di Mario Monicelli. Corrisponde a questa data, l’ingresso nello studio di Tommasi dell’architetto Antonio Tocchi, collaboratore con il quale s’instaura un durevole e proficuo sodalizio professionale.
Nel 1975 Paolo Tommasi riespone alla Galleria L’Obelisco pitture che evocano il silenzio e l’infinito connesse alla purezza delle proporzioni. Iconografie simili a mandala che s’identificano con la sua immagine-simbolo. Nel 1973 la scenografia e i costumi de La pazza di Chaillot sancisce l’inizio di una fervida collaborazione con il regista Giancarlo Cobelli. Tra i loro numerosi allestimenti, la Turandot di Carlo Gozzi, andata in scena nel 1981 al Teatro Goldoni di Venezia, riscuote tre Premi UBU (rispettivamente per il miglior spettacolo, per la regia e la scenografia). L’apporto innovativo di scenografo e costumista sui palcoscenici dei principali teatri italiani – dalle cavee antiche di Verona e Siracusa al Maggio Musicale Fiorentino, dalla Scala di Milano alla ribalta dei musical al Teatro Sistina di Roma – sigla alcuni dei successi delle regie di autori quali, Albertazzi, Enriquez, Squarzina, Gassman, Garinei, Calenda, Pagliaro, Sepe, Lavia, Missiroli. Un plauso che nel 1985 gli vale il “Premio Armando Curcio per il Teatro”. Nel 1986 Ancona gli conferisce la medaglia di cittadino benemerito.
Nel 2010 Paolo Tommasi decide di chiudere il suo studio e intensifica l’assiduità con l’India dove, sin dagli anni Sessanta, ha instaurato un profondo rapporto e dove oggi trascorre gran parte del suo tempo. Comunque, dietro questa biografia aleggia una verità che Anton Čechov ha messo a fuoco affermando che: “La vita più vera e interessante dell’essere umano è coperta dal segreto”.

Paolo Tommasi was born in Ancona on 29 June 1928.
His early years were marked by the war, by his father’s deportation and death in the Mauthausen concentration camp. This left an indelible mark on his reserved, reflexive nature and conditioned his development. He abandoned his engineering studies in Bologna and moved to Rome to enroll in architecture school, receiving his degree in 1956. During this period he also cultivated a passion for theater and painting. In 1952 he joined the Compagnia dell’Opera dei Burattini, founded by Maria Signorelli, with whom he went on numerous tours throughout Europe, becoming known for his original stagings of the “game of life.” He then specialized in acting and directing, attending the Accademia d’arte drammatica “Pietro Sharoff” and the Teatro Ateneo; he also acted in a theater company directed by the actor Sergio Tofano. In 1957 he began working with the set and costume designer Giulio Coltellacci, on a production of Othello starring Vittorio Gassman and Salvo Randone, and on Pietro Francisci’s Hercules, a “sword and sandal” drama. In 1962 Coltellacci and Tommasi would travel the world together. In 1958 Tommasi had his first exhibition in Paris and the following year exhibited in Rome, at the Galleria L’Obelisco, run by Irene Brin and Gaspero del Corso. More exhibitions followed, in New York (Bianchini Gallery, 1961-64) and in Japan (1966). In 1963 he accompanied Miriam Novithc, a Holocaust historian, on a journey through the Nazi concentration camps of Europe. This experience resulted in a profound existential crisis that he was able to process only through his encounters with India and with Jungian psychoanalysis. Paolo Tommasi the man and the artist has found constant redemption in an inner quest. He began dividing his activity between interior architecture, design, theater and painting. His clients have included leading figures in the worlds of performance and international fashion, from Marcello Mastroianni to the Carita sisters. For the latter, he created the renowned Maison de Beauté in Paris, which opened in 1967. Working in the world of cinema, he was one of the set designers for Let’s Talk About Men, directed by Lina Wertmüller in 1965, and the set and costume designer for Oh, Grandmother’s Dead, directed by Mario Monicelli in 1968. It was at this time that the architect Antonio Tocchi came to work in Tommasi’s studio, marking the beginning of an enduring and fruitful professional association. The monograph Architetture di Paolo Tommasi (Rome, 1979) illustrates some of their designs, with furnishings manufactured and distributed by MOLLI s.p.a. under the brand names DELTA and ARMON. These expressions of Italian design have received various accolades, including the “Design Source Spec Neocon Award” (Chicago, 1983, 1984). In 1975 Tommasi exhibited once again at the Galleria L’Obelisco, showing paintings that evoked silence and infinity, connected to the purity of proportions, and with iconographies similar to the mandala, which can be seen as his symbol image. In 1973 his set and costume designs for Giradoux’s TheMadwoman of Chaillot marked the beginning of a fervid collaboration with the director Giancarlo Cobelli. Their numerous stagings include Carlo Gozzi’s Turandot, produced in 1981 at the Teatro Goldoni in Venice, and which received three UBU Awards (respectively for best production, direction and set design). Tommasi’s innovative contributions to set and costume design for the most important theaters in Italy — from the ancient amphitheaters in Verona and Siracusa to the Maggio Musicale in Florence, from La Scala in Milan to stagings of musicals at the Teatro Sistina in Rome — have been instrumental to some of the successes by directors such as Albertazzi, Enriquez, Squarzina, Gassman, Garinei, Calenda, Pagliaro, Sepe, Lavia and Missiroli. In 1985 these plaudits earned him the “Premio Armando Curcio per il Teatro”; in 1986 the city of Ancona granted him honorary citizenship.
In 2010 Paolo Tommasi decided to close his studio and concentrate on his devotion to India, the country where he had established a profound connection dating back to the 1960s, and where he now spends much of his time. In any case, behind this biography there hovers a truth that Anton Chekhov brought into focus, stating that “Every person lives his real, most interesting life under the cover of secrecy.”

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