Giunio Valerio Gacci è nato a Pistoia il 20 aprile 1951 e
fin da ragazzo ha mostrato di avere propensione per il disegno tanto è vero
che, una volta adolescente, i genitori lo fecero iscrivere alla Scuola d’Arte
«P. Petrocchi» di Pistoia. Qui Giunio, dal 1965 al 1969, ebbe come insegnanti
personalità di sicuro livello nel campo artistico e pedagogico: Pietro Bugiani
(suo indiscusso maestro), Umberto Mariotti, Iorio Vivarelli, Remo Gordigiani,
Sigfrido Bartolini, Siliano Simoncini e Gianlorenzo Mellini, insigne celebrità
della storia dell’arte. In un clima del genere Giunio ebbe anche l’opportunità
di avere per compagni studenti che più tardi avrebbero ottenuto risultanze
emerite nel settore delle arti visive, dell’insegnamento, della cultura
artistica: Edoardo Salvi, Roberto Giovannelli, Paolo Tesi, Umberto Semplici,
Massimo Biagi. Con loro Giunio confrontava il proprio lavoro, discuteva,
visitava mostre e, pian piano, prese coscienza di quello che sarebbe stato il
suo rapporto con l’arte, con la pittura che tanto lo appassionava. Così da
allora, pure a fasi alterne, ha lavorato con tenacia e fermezza tenendo fede
alla formazione iniziale: la lezione di Pietro Bugiani infatti non poteva
essere dimenticata, collimava perfettamente con la sua indole e con le scelte
culturali. Di fatto, nel maestro, Giunio identificava la consapevolezza di sé
come uomo e come futuro artista.
Lasciata la scuola, la pittura è stata per lui la fonte di vita, perché
svolgendo un’attività lavorativa completamente diversa da quella della sua
formazione scolastica, il dipingere costituiva la valvola di sfogo, il trovare
quella serenità di spirito necessaria per esprimere quanto di inappagato
sentiva dentro e che, tramite il disegno, i colori, le forme, l’immaginario
visivo, riusciva a raffigurare in dipinti di paesaggio, in nature morte, in
visioni di città… che andavano moltiplicandosi nel suo studio e che trovavano
l’apprezzamento degli ex insegnanti, degli ex compagni di scuola, dei nuovi
amici. Una vita d’artista riservata quella di Giunio, uno dei tanti talenti la
cui vocazionalità si è espressa essenzialmente nel “silenzio dell’arte”, ma non
per questo il suo lavoro è meno significativo di quello ufficiale.
Giunio ha al suo attivo partecipazioni a mostre collettive, a concorsi e al suo
lavoro sono stati dedicati articoli e brevi saggi su riviste. Questa delle Sale
Affrescate è la sua prima personale e non mancherà di sorprendere anche gli
addetti ai lavori. Il riconoscimento delle sue qualità pittoriche ed espressive
sarà il giusto premio per il lavoro di una vita dedicata all’arte.
Giunio Valerio Gacci è nato a Pistoia il 20 aprile 1951 e
fin da ragazzo ha mostrato di avere propensione per il disegno tanto è vero
che, una volta adolescente, i genitori lo fecero iscrivere alla Scuola d’Arte
«P. Petrocchi» di Pistoia. Qui Giunio, dal 1965 al 1969, ebbe come insegnanti
personalità di sicuro livello nel campo artistico e pedagogico: Pietro Bugiani
(suo indiscusso maestro), Umberto Mariotti, Iorio Vivarelli, Remo Gordigiani,
Sigfrido Bartolini, Siliano Simoncini e Gianlorenzo Mellini, insigne celebrità
della storia dell’arte. In un clima del genere Giunio ebbe anche l’opportunità
di avere per compagni studenti che più tardi avrebbero ottenuto risultanze
emerite nel settore delle arti visive, dell’insegnamento, della cultura
artistica: Edoardo Salvi, Roberto Giovannelli, Paolo Tesi, Umberto Semplici,
Massimo Biagi. Con loro Giunio confrontava il proprio lavoro, discuteva,
visitava mostre e, pian piano, prese coscienza di quello che sarebbe stato il
suo rapporto con l’arte, con la pittura che tanto lo appassionava. Così da
allora, pure a fasi alterne, ha lavorato con tenacia e fermezza tenendo fede
alla formazione iniziale: la lezione di Pietro Bugiani infatti non poteva
essere dimenticata, collimava perfettamente con la sua indole e con le scelte
culturali. Di fatto, nel maestro, Giunio identificava la consapevolezza di sé
come uomo e come futuro artista.
Lasciata la scuola, la pittura è stata per lui la fonte di vita, perché
svolgendo un’attività lavorativa completamente diversa da quella della sua
formazione scolastica, il dipingere costituiva la valvola di sfogo, il trovare
quella serenità di spirito necessaria per esprimere quanto di inappagato
sentiva dentro e che, tramite il disegno, i colori, le forme, l’immaginario
visivo, riusciva a raffigurare in dipinti di paesaggio, in nature morte, in
visioni di città… che andavano moltiplicandosi nel suo studio e che trovavano
l’apprezzamento degli ex insegnanti, degli ex compagni di scuola, dei nuovi
amici. Una vita d’artista riservata quella di Giunio, uno dei tanti talenti la
cui vocazionalità si è espressa essenzialmente nel “silenzio dell’arte”, ma non
per questo il suo lavoro è meno significativo di quello ufficiale.
Giunio ha al suo attivo partecipazioni a mostre collettive, a concorsi e al suo
lavoro sono stati dedicati articoli e brevi saggi su riviste. Questa delle Sale
Affrescate è la sua prima personale e non mancherà di sorprendere anche gli
addetti ai lavori. Il riconoscimento delle sue qualità pittoriche ed espressive
sarà il giusto premio per il lavoro di una vita dedicata all’arte.