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Armando Donna

Armando Donna

Armando Donna (Vercelli 1913-1994) Dopo aver ricevuto le prime nozioni calcografiche da N. Boglione, l’artista si è dedicato all’acquaforte dal 1936 al 1942 sotto la guida del pittore Gazzone, mentre dal 1940 ha eseguito solamente opere a bulino. È stato presente alle edizioni delle Biennali d’incisione veneziane ed alle Quadriennali romane ed ha esposto in diverse città italiane ed estere, pur restando sempre una figura isolata nel panorama artistico. Autore anche di dipinti, si è espresso in questi in una calibratissima ricerca cromatica, di cui ha fatto uso anche in alcune opere grafiche. Dal 1947 al 1990 è stato titolare della cattedra di incisione a bulino presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, istituto dove si era diplomato nel 1931. Seguace di un’arte figurativa, negli anni Cinquanta ha realizzato diverse nature morte e soggetti ispirati al paesaggio piemontese. In seguito si è orientato verso una concezione sempre più essenziale del paesaggio, eseguito con un reticolo di sottilissimi tratti, in una nitida visione vagamente metafisica e surreale che, soprattutto nelle ultime opere, si compone di umili oggetti, fiori di campo, insetti, frutti, alberi sottili, conchiglie e pietre, ambientati spesso in larghe prospettive di paesaggio sul quale campeggia una falce essenziale di luna.
Armando Donna (Vercelli 1913-1994) Dopo aver ricevuto le prime nozioni calcografiche da N. Boglione, l’artista si è dedicato all’acquaforte dal 1936 al 1942 sotto la guida del pittore Gazzone, mentre dal 1940 ha eseguito solamente opere a bulino. È stato presente alle edizioni delle Biennali d’incisione veneziane ed alle Quadriennali romane ed ha esposto in diverse città italiane ed estere, pur restando sempre una figura isolata nel panorama artistico. Autore anche di dipinti, si è espresso in questi in una calibratissima ricerca cromatica, di cui ha fatto uso anche in alcune opere grafiche. Dal 1947 al 1990 è stato titolare della cattedra di incisione a bulino presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, istituto dove si era diplomato nel 1931. Seguace di un’arte figurativa, negli anni Cinquanta ha realizzato diverse nature morte e soggetti ispirati al paesaggio piemontese. In seguito si è orientato verso una concezione sempre più essenziale del paesaggio, eseguito con un reticolo di sottilissimi tratti, in una nitida visione vagamente metafisica e surreale che, soprattutto nelle ultime opere, si compone di umili oggetti, fiori di campo, insetti, frutti, alberi sottili, conchiglie e pietre, ambientati spesso in larghe prospettive di paesaggio sul quale campeggia una falce essenziale di luna.

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