Giorgio Rossi nasce a San Piero a Sieve il 13 gennaio 1892.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti, dove è allievo di Antonio Bortone. Nel
biennio 1912-1913 partecipa all’Esposizione Annuale della Società di Belle Arti
di Firenze e nel 1914 espone a Montecatini nell’ambito della mostra annuale
organizzata dalla Società di Belle Arti. Nel 1915 invia Pegaso alla Permanente
di Milano.
Nel 1916 è premiato con la medaglia d’argento per la scultura in marmo La Sieve
dalla Società di Belle Arti e l’anno seguente vince il primo premio
all’Esposizione del Soldato organizzata a Palazzo Davanzati. Nel 1918 riceve un
prestigioso riconoscimento dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze,
che lo inserisce nei ruoli degli Accademici Onorari. Nel 1920 espone alla
Mostra d’Arte Sacra a Venezia e riceve commissioni private per opere da
collocare nei cimiteri. In questo periodo Rossi inizia a diradare il numero
delle mostre e cerca un lavoro nella scuola per dare una base economica
affidabile alla propria esistenza. Nel 1924 è presente alla IV Mostra Nazionale
di Belle Arti di Brescia. Quello stesso anno a Firenze porta un Redentore al
Concorso Duprè. Partecipa poi alla Mostra per il Premio Principe Umberto alla
Permanente di Milano nel 1925. Il 10 gennaio 1926 la rivista milanese «Lo
Scultore e il Marmo» pubblica un ampio rendiconto dell’esposizione. Quella
dell’artista viene menzionata come “una delle opere migliori di tutta la
Mostra”. Nel 1927 riceve la commissione del Monumento ai Caduti per Borgo San
Lorenzo. Il 1927 è anche l’anno del definitivo inserimento nella scuola, con
l’entrata nel quadro docenti della R. Scuola Artistico-Industriale per
l’Alabastro di Volterra. Inevitabilmente l’alabastro irrompe nel mondo creativo
di Rossi, che ne ricava opere notevoli. In un’edizione della Fiera
dell’Artigianato di Firenze vince il Primo Premio per una scultura in alabastro
raffigurante una delicata Madonnina. Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di
Venezia, edizione resa celebre dalla qualità degli artisti invitati, con la
scultura Testa di uomo grasso. Comanducci lo contatta nel 1935 per inserirlo
nel Dizionario biografico degli Scultori Italiani dall’Ottocento ad oggi. Nel
1936 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con una terracotta dal
titolo Giovane donna.
Nel secondo dopoguerra la produzione dell’artista assume i connotati di un
diario intimo. Una volta esaurito l’impegno didattico torna a Firenze, dove
apre uno studio. Nell’isolamento, riesce a dare vita ad alcune delle sue opere
migliori. Si spegne nel 1963.
Giorgio Rossi nasce a San Piero a Sieve il 13 gennaio 1892.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti, dove è allievo di Antonio Bortone. Nel
biennio 1912-1913 partecipa all’Esposizione Annuale della Società di Belle Arti
di Firenze e nel 1914 espone a Montecatini nell’ambito della mostra annuale
organizzata dalla Società di Belle Arti. Nel 1915 invia Pegaso alla Permanente
di Milano.
Nel 1916 è premiato con la medaglia d’argento per la scultura in marmo La Sieve
dalla Società di Belle Arti e l’anno seguente vince il primo premio
all’Esposizione del Soldato organizzata a Palazzo Davanzati. Nel 1918 riceve un
prestigioso riconoscimento dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze,
che lo inserisce nei ruoli degli Accademici Onorari. Nel 1920 espone alla
Mostra d’Arte Sacra a Venezia e riceve commissioni private per opere da
collocare nei cimiteri. In questo periodo Rossi inizia a diradare il numero
delle mostre e cerca un lavoro nella scuola per dare una base economica
affidabile alla propria esistenza. Nel 1924 è presente alla IV Mostra Nazionale
di Belle Arti di Brescia. Quello stesso anno a Firenze porta un Redentore al
Concorso Duprè. Partecipa poi alla Mostra per il Premio Principe Umberto alla
Permanente di Milano nel 1925. Il 10 gennaio 1926 la rivista milanese «Lo
Scultore e il Marmo» pubblica un ampio rendiconto dell’esposizione. Quella
dell’artista viene menzionata come “una delle opere migliori di tutta la
Mostra”. Nel 1927 riceve la commissione del Monumento ai Caduti per Borgo San
Lorenzo. Il 1927 è anche l’anno del definitivo inserimento nella scuola, con
l’entrata nel quadro docenti della R. Scuola Artistico-Industriale per
l’Alabastro di Volterra. Inevitabilmente l’alabastro irrompe nel mondo creativo
di Rossi, che ne ricava opere notevoli. In un’edizione della Fiera
dell’Artigianato di Firenze vince il Primo Premio per una scultura in alabastro
raffigurante una delicata Madonnina. Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di
Venezia, edizione resa celebre dalla qualità degli artisti invitati, con la
scultura Testa di uomo grasso. Comanducci lo contatta nel 1935 per inserirlo
nel Dizionario biografico degli Scultori Italiani dall’Ottocento ad oggi. Nel
1936 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con una terracotta dal
titolo Giovane donna.
Nel secondo dopoguerra la produzione dell’artista assume i connotati di un
diario intimo. Una volta esaurito l’impegno didattico torna a Firenze, dove
apre uno studio. Nell’isolamento, riesce a dare vita ad alcune delle sue opere
migliori. Si spegne nel 1963.