Vincenzo Monti fu il letterato che rappresentò in
maniera più compiuta il Neoclassicismo italiano e nello stesso tempo, il
disorientamento ideale e culturale di un’età di transizione e di crisi.
Nacque ad Alfonsine il 19 febbraio 1754, in una famiglia di agiati agricoltori.
Compiuti gli studi ottenne dal padre il permesso di trasferirsi a Roma, dove
trovò molteplici ammiratori e protettori e divenne segretario di Luigi Braschi,
nipote di papa Pio VI. Le opere composte in questo periodo rispecchiano le idee
conservatrici degli ambienti ecclesiastici e aristocratici che frequentava, e
traggono spunto dagli avvenimenti contemporanei che più colpivano la sua
immaginazione. Nel 1797 Monti fuggì da Roma e si recò a Milano, capitale della
Repubblica Cisalpina, dove divenne giacobino e anticlericale. In questo periodo
compose il Prométeo
in onore di Napoleone e un inno per l’anniversario della decapitazione di Luigi
XVI. Dopo la caduta della Cisalpina si rifugiò a Parigi, dove tradusse in
italiano la Pucelle d’Orléans di
Voltaire. Dopo la battaglia di Marengo (1800) Monti fece ritorno in Italia, si
fermò a Milano e assecondò la politica moderata di Napoleone, diventando il
celebratore delle sue vittorie con varie opere, tra cui Il bardo
della Selva Nera e La spada di Federico II. Nel 1810 pubblicava il
suo capolavoro: la traduzione dell’Iliade, fatta non dal greco, lingua di cui lo
scrittore aveva scarsa conoscenza, ma dalle traduzioni in latino e in italiano.
Dopo la sconfitta di Napoleone e il ritorno degli austriaci a Milano, il Monti
cambiò ancora una volta e celebrò la politica di restaurazione dell’Austria.
Intanto inviava all’imperatore domande d’impiego, ma non riuscì a ottenere
altro che una piccola pensione. Trascorse
gli ultimi anni della sua vita dedicandosi a studi di erudizione e portando a
termine la Feroniade,
un poema in versi che aveva iniziato a comporre a Roma. Morì a Milano nel 1828.
Vincenzo Monti fu il letterato che rappresentò in
maniera più compiuta il Neoclassicismo italiano e nello stesso tempo, il
disorientamento ideale e culturale di un’età di transizione e di crisi.
Nacque ad Alfonsine il 19 febbraio 1754, in una famiglia di agiati agricoltori.
Compiuti gli studi ottenne dal padre il permesso di trasferirsi a Roma, dove
trovò molteplici ammiratori e protettori e divenne segretario di Luigi Braschi,
nipote di papa Pio VI. Le opere composte in questo periodo rispecchiano le idee
conservatrici degli ambienti ecclesiastici e aristocratici che frequentava, e
traggono spunto dagli avvenimenti contemporanei che più colpivano la sua
immaginazione. Nel 1797 Monti fuggì da Roma e si recò a Milano, capitale della
Repubblica Cisalpina, dove divenne giacobino e anticlericale. In questo periodo
compose il Prométeo
in onore di Napoleone e un inno per l’anniversario della decapitazione di Luigi
XVI. Dopo la caduta della Cisalpina si rifugiò a Parigi, dove tradusse in
italiano la Pucelle d’Orléans di
Voltaire. Dopo la battaglia di Marengo (1800) Monti fece ritorno in Italia, si
fermò a Milano e assecondò la politica moderata di Napoleone, diventando il
celebratore delle sue vittorie con varie opere, tra cui Il bardo
della Selva Nera e La spada di Federico II. Nel 1810 pubblicava il
suo capolavoro: la traduzione dell’Iliade, fatta non dal greco, lingua di cui lo
scrittore aveva scarsa conoscenza, ma dalle traduzioni in latino e in italiano.
Dopo la sconfitta di Napoleone e il ritorno degli austriaci a Milano, il Monti
cambiò ancora una volta e celebrò la politica di restaurazione dell’Austria.
Intanto inviava all’imperatore domande d’impiego, ma non riuscì a ottenere
altro che una piccola pensione. Trascorse
gli ultimi anni della sua vita dedicandosi a studi di erudizione e portando a
termine la Feroniade,
un poema in versi che aveva iniziato a comporre a Roma. Morì a Milano nel 1828.