Federico Fellini è considerato una delle figure artistiche più fertili e originali della storia del cinema italiano. Più di ogni altro regista, è stato capace di trasporre la realtà della vita nel surrealismo della propria arte.
Nato a Rimini il 20 gennaio 1920, già all’età di dodici anni Fellini scappa di casa per lavorare al circo. Per sbarcare il lunario, lavora come fumettista ed improvvisa caricature ai clienti dei ristoranti romani. Arriva nella capitale con la madre, Ida Barbiani, proprio nel 1939. Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con il suo amico Aldo Fabrizi, compone sketch radiofonici ed incontra la donna con cui trascorre la sua vita: Giulietta Masina. Attratto dal ruolo di reporter, proprio dei film d’oltreoceano, cerca persino di fare il giornalista, ma con l’aiuto di Fabrizi entra nel cinema, e tra il 1939 e il 1944 lavora in diverse commedie. Solo nel 1945, per i due amici, si spalanca la porta della celebrità: siamo all’incontro con Roberto Rossellini. Fellini firma la sceneggiatura di un successo: Roma Città Aperta. Poi diventa aiuto regista, anche a fianco di Pietro Germi e Alberto Lattuada. La sua prima regia e sceneggiatura arriva nel 1950: si tratta di Luci del varietà, dove appare evidente la fusione del suo spirito surreale con il neorealismo in cui è immerso. Con Lo Sceicco Bianco, del 1952, inizia il sodalizio con il compositore Nino Rota, e l’anno dopo sigla il suo primo capolavoro: I Vitelloni. La dolce vita (1959) lo consacra definitivamente nell’Olimpo dei grandi, a fianco del protagonista, nonché suo alter-ego davanti alla macchina da presa, Marcello Mastroianni. Inizialmente questo ritratto crudo, tra sensualità e ipocrisia, della Roma bene negli anni Sessanta, crea scandalo, poi la pellicola si aggiudica la Palma d’Oro al Film Festival di Cannes. Seguono 8 1/2 (1963), la storia di un regista interpretato da Mastroianni che gli vale l’Oscar alla regia, e Giulietta degli Spiriti (1965). L’ultima sua opera, La voce della Luna (1990), è un sogno a capitoli con cui chiude una carriera segnata dal successo.
Muore a Roma nel 1993.
Federico Fellini è considerato una delle figure artistiche più fertili e originali della storia del cinema italiano. Più di ogni altro regista, è stato capace di trasporre la realtà della vita nel surrealismo della propria arte.
Nato a Rimini il 20 gennaio 1920, già all’età di dodici anni Fellini scappa di casa per lavorare al circo. Per sbarcare il lunario, lavora come fumettista ed improvvisa caricature ai clienti dei ristoranti romani. Arriva nella capitale con la madre, Ida Barbiani, proprio nel 1939. Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con il suo amico Aldo Fabrizi, compone sketch radiofonici ed incontra la donna con cui trascorre la sua vita: Giulietta Masina. Attratto dal ruolo di reporter, proprio dei film d’oltreoceano, cerca persino di fare il giornalista, ma con l’aiuto di Fabrizi entra nel cinema, e tra il 1939 e il 1944 lavora in diverse commedie. Solo nel 1945, per i due amici, si spalanca la porta della celebrità: siamo all’incontro con Roberto Rossellini. Fellini firma la sceneggiatura di un successo: Roma Città Aperta. Poi diventa aiuto regista, anche a fianco di Pietro Germi e Alberto Lattuada. La sua prima regia e sceneggiatura arriva nel 1950: si tratta di Luci del varietà, dove appare evidente la fusione del suo spirito surreale con il neorealismo in cui è immerso. Con Lo Sceicco Bianco, del 1952, inizia il sodalizio con il compositore Nino Rota, e l’anno dopo sigla il suo primo capolavoro: I Vitelloni. La dolce vita (1959) lo consacra definitivamente nell’Olimpo dei grandi, a fianco del protagonista, nonché suo alter-ego davanti alla macchina da presa, Marcello Mastroianni. Inizialmente questo ritratto crudo, tra sensualità e ipocrisia, della Roma bene negli anni Sessanta, crea scandalo, poi la pellicola si aggiudica la Palma d’Oro al Film Festival di Cannes. Seguono 8 1/2 (1963), la storia di un regista interpretato da Mastroianni che gli vale l’Oscar alla regia, e Giulietta degli Spiriti (1965). L’ultima sua opera, La voce della Luna (1990), è un sogno a capitoli con cui chiude una carriera segnata dal successo.
Muore a Roma nel 1993.